lunedì 16 luglio 2012

[Lamiaeconomia] Roubini e la "tempesta perfetta"



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Roubini e la "tempesta perfetta"



Ormai tutto il mondo conosce un personaggio del calibro di Mr. Nouriel Roubini.  Dr. Doom, uno dei più cupi catastrofisti economici dell'era moderna, aveva previsto la crisi subprime e, per certi versi, anche la crisi che siamo vivendo proprio ora, nel 2012.
Una crisi che dovrebbe culminare con quella che lui stesso ha definito"The Perfect Storm", la tempesta perfetta, prevista per il 2013.
Le avvisaglie ci sono tutte e, secondo il professore, non lasciano scampo: la tempesta perfetta del prossimo anno sarà molto peggio della crisi del 2008.
Apocalittico sull'eurozona, Roubini prevede che la Finlandia uscirà dall'euro prima della Grecia.
Roubini, professore alla New York University, aveva indicato lo scorso maggio quattro scenari che possono creare la "tempesta perfetta": il ristagno degli Stati Uniti, un acuirsi dei problemi del debito europei, la decelerazione delle economie emergenti, specie della Cina, e il conflitto militare in Iran. A suo parere, i dati dell'inflazione in Cina e le deludenti cifre dell'occupazione negli Usa mostrano che la tempesta perfetta si sta scatenando.
Per l'economista, il problema è che gli Stati sovrani stanno esaurendo le opzioni e non hanno "conigli da tirar fuori dal cilindro". E mentre nel 2008 la crisi si era potuta combattere con un'azione congiunta delle banche centrali, attualmente le azioni intraprese – come il ribasso dei tassi deciso dalla Bce e le iniziative delle banche centrali cinese e britannica – non hanno avuto l'effetto desiderato.
Su molti di questi punti non posso che essere in pieno accordo, anche se l'estremo catastrofismo del Professore rischia di diventare persin "troppo estremo".
Intanto però, su una cosa, dobbiamo assolutamente convenire. Ci si trova pienamente in accordo sul fatto che TUTTO il mondo sta frenando. Non solo l'Europa, non solo gli USA ma anche i paesi emergenti.
I punti interrogativi in questa fase, dove si è passati dalla possibilità di veder concretizzato il decoupling, fino invece a capire che MAI come oggi l'economia è globalizzata, sono veramente tanti. L'Eurozona che deve risolvere i propri problemi ed evitare il collasso. Gli Stati Uniti che devono progettare un percorso di rinnovata crescita. La Cina che rischia di non trovare una via d'uscita alla nuova e finora sconosciuta crisi economica interna.
Domande a cui nessuno può rispondere, anche perché credo sia ormai chiaro a tutti che il mondo INTERO si sta trovando di fronte la più grande crisi mai vista dai tempi della seconda guerra mondiale.
Ovvio, ora la guerra non c'è, ci mancherebbe, ma i danni portati dalla finanza spregiudicata ed allegra (e permettetemi, grazie all'incalcolabile egoismo dell'uomo) non sono certo meno pesanti da risolvere. Problemi di tantissimi tipi. Pensateci un attimo: Economici, non c'è dubbio, finanziari, questo e chiaro. Ma poi anche sociali. Grandi diseguaglianze e sperequazioni, problemi anagrafici nelle vecchie economie "core", la disoccupazione. Il problema quindi è veramente molto ampio e considerare questa crisi solo come ECONOMICO FINANZIARIA è decisamente limitativo. Anzi, lo definirei veramente scorretto.
Ci sono i mercati emergenti, vero. Sono loro quelli che dovranno prendere le redini economiche globali. In realtà, anche questi paesi, oggi stanno visibilmente rallentando e negli stessi sono visibili disequilibri veramente imbarazzanti.

Prendo ad esempio sempre la Cina. Immaginatevi le citta fantasma, la gente che torna alle campagne, un sogno che per molti è stato infranto. Ma questi paesi hanno la capacità OGGI di prendersi il testimone per la crescita economica di lungo periodo?

In realtà inizio a temere che anche questi paesi abbiano corso troppo e troppo in fretta, surriscaldandosi e mettendo a rischio la propria crescita economica di lungo periodo, che sarà comunque sempre maggiore di quella delle vecchie economie, grazie soprattutto ad un debito decisamente sostenibile, una popolazione più giovane, e un potenziale bacino di consumatori ancora non saturo.
Quindi tanta domanda interna, maggior indipendenza economica dall'estero, e anche un equilibrato indebitamento privato.
E per noi?
Diventa difficile fare previsioni. Probabilmente continueremo a barcamenarci per anni. O magari un haircut toserà il nostro debito e, dopo un periodo di profonda difficoltà, ripartiremo. Oppure finiremo comprati dagli stranieri e ridotti in colonie e terre di conquista commerciale.
Il futuro è tutto da scrivere, ma non posso negare che le tinte fosche restano per il momento quelle più predominanti.



Fonte: Intermarket&more


Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
www.lamiaeconomia.com



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