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Dott. Fabio Troglia
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Promesse... non mantenute!
A volte ritornano. È questo il titolo, apparentemente ricco di speranza e ottimismo, della lettera che un gruppo di ricercatori ha scritto, invece, per denunciare l'incertezza a cui sono stati condannati a meno di due anni dalla data del ritorno nel nostro paese.
Studiavano, insegnavano e in molti casi accumulavano premi e brevetti nelle migliori università del pianeta. Erano bravi: alcuni tra i nostri migliori cervelli all'estero. E sono stati riportati a casa, in pompa magna, con un progetto lanciato nel 2009 dall'ex ministro Gelmini e intitolato al Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Un progetto di "Rientro di Cervelli" nato con le migliori intenzioni, per il quale il ministero ha investito più di 6 milioni di euro, senza contare il risparmio fiscale di cui hanno goduto i ricercatori del programma: tassati solo sul 10% del loro stipendio. Ma che oggi, come spesso accade in questo bizzarro paese, potrebbe diventare un boomerang sia per chi l'ha proposto sia per chi se n'è beneficiato.
C'è chi stava al Cern di Ginevra, chi stava negli Stati Uniti e faceva esperimenti sulle cellule staminali, chi a Londra disegnava un nuovo modello per il diritto tributario dell'Unione Europea, e chi in Germania, in Israele o nella Repubblica Ceca lavorava a importanti progetti in materie umanistiche, finanziati da grandi istituzioni. A gennaio del 2010 hanno superato un'esigente selezione e circa un anno dopo sono sbarcati a Milano, a Roma, ad Ancona, a Venezia, a Palermo... per insegnare nelle università italiane e, come si dicenel bando, "favorirne l'internazionalizzazione". Una delle condizioni che li avevano convinti era specificata nel bando stesso: un contratto di tre anni rinnovabile per altri tre e la possibilità, a sei anni dal rimpatrio, di usufruire di un canale riservato per una chiamata diretta su una posizione a tempo indeterminato, come quella di professore associato. "Non si tratta di nessun favoritismo, è un canale garantito dalla "legge Moratti" 230 del 2005, Art. 1, comma 9", precisano.
Oggi però quella sicurezza sta vacillando. A febbraio è stato lanciato il secondo bando del programma (sempre per via della bizzarria di cui sopra, rimane irrisolto il dubbio sul perché siano passati più di due anni tra il primo e il secondo). E' uno degli ultimi atti della Gelmini, firmato a novembre del 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale tre mesi dopo, sotto l'egida di un nuovo governo e di un nuovo ministro. E in questo documento le premesse e le condizioni sono ben diverse: non si parla più di "Rientro di Cervelli", bensì di "Reclutazione di giovani ricercatori a tempo determinato". Ma, soprattutto, niente più garanzie sul rinnovo del contratto alla fine del primo triennio, anzi, si specifica la sua "non rinnovabilità" e si introduce l'obbligo di "superare l'abilitazione scientifica ai fini della chiamata nel ruolo di professore associato".
"Hanno cambiato le carte in tavola e ora non siamo più sicuri di nulla", denunciano i 23 rimpatriati tra il 2010 e il 2011. In effetti, non è detto che anche loro debbano sottostare alle regole della seconda edizione del programma, ma nessuno ancora ha voluto rassicurarli. "In linea con il principio generale di non retroattività della legge e con le esigenze di tutela del nostro legittimo affidamento sui termini del nostro "patto" con lo Stato italiano e sulla nostra normativa di riferimento, l'Art. 1, co. 9, legge 230/2005, ancora in vigore, noi vorremmo che sia assicurata la possibilità giuridica del rinnovo per un secondo triennio come previsto dai termini del nostro bando, e che questo conservi la natura di "rientro dei cervelli"". Eppure i loro interlocutori sembrano perplessi proprio su questo punto. Perció alcuni stanno già chiedendo se, loro malgrado, non saranno costretti ad andarsene di nuovo una volta scaduti i contratti. Hanno inoltrato la loro lettera anche alla Fondazione Levi Montalcini, sperando in una reazione volta a evitare il collegamento tra il nome della scienziata e un nuovo episodio di sperpero di risorse pubbliche. E da mesi chiedono spiegazioni al Ministero e al MIUR. Per ora l'unica risposta che hanno ottenuto è stata: "Abbiamo altre priorità".
Altre priorità, in questo caso legate ai meccanismi classici della realtà accademica italiana, hanno impedito l'accesso ai dipartimenti ad almeno altri 460 scienziati rimpatriati dal 2001 ad oggi. Come spiegava un articolo pubblicato nel 2007 dalla rivista Nature, il progetto di rientro dei cervelli avviato undici anni fa dal governo era stato "vissuto dai senati accademici come una forzatura istituzionale per scavalcare i ricercatori che, in Italia, aspettano da anni di vedersi riconoscere un posto". E cosa succederà a tutti i ricercatori che proprio in questi mesi, dalle loro residenze estere, sono in attesa di una chiamata per la selezione del bando Montalcini 2012? Secondo i loro predecessori, potrebbero incorrere in un "suicidio accademico assistito per vittime ignare". Loro all'epoca, a queste condizioni, non avrebbero abbandonato la posizione raggiunta, con fatica, altrove.
Fonte: La Repubblica
Dott. Fabio Troglia
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 10/23/2012 09:00:00 m.
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