venerdì 31 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Caos in arrivo: allontanatevi dall'Italia!


Novità: Portafoglio obbligazionario per cassettisti, rendimento netto 6.2%: come fare per visualizzarlo??? Scrivimi a : fabio.troglia@gmail.com oppure contattami al 0110437179

Caos in arrivo: allontanatevi dall'Italia!


Carissimi,

vi ricordate quando vi parlavo della mia volontà di abbandonare l'Italia non solo per la non crescita del paese, ma per la paura relativa alla sicurezza personale mia e della mia famiglia???

Bene penso che ormai il momento sia vicino ahimé e credetemi, lo dico con tristezza per i molti amici che ho in Italia, ma la situazione è grave.



Come riportato in questo articolo su Alessandria, ormai alla paralisi, tale situazione esploderà anche in altre zone e, visto il debito del Piemonte, questo potrebbe diventare uno dei focolai più accesi.
Il punto è semplice: la gente si disinteressa finchè non viene toccata direttamente nei suoi interessi, non è lungimirante tanto da capire che gli interessi del vicino di oggi saranno i nostri domani.
Quindi immaginate che nella vostra città nulla funzioni più: mezzi pubblici, raccolta dei rifiuti, scuole, ecc... non è fantascienza, ma quello che oggi sta succedendo nella provincia di Alessandria.
Allora qui la situazione cambia perchè quando subentra la disperazione anche i buoni diventano cattivi e se poi verrranno manipolati come in tutte le rivolte allora la sitauzione sarà di caos e di violenza nelle strade.
Qui nasce la mia tristezza nell'aver seguito sin dall'inizio, e ahimè capito sin dal principio, l'epilogo. Vedere che per dei pezzi di carta chiamati denaro verranno ferite e uccise delle vite umane.
Nel mio piccolo ho cercato di informare con largo anticipo e ancora oggi sono qui che scrivo.
Dal punto di vista pratico ho messo in sicurezza la mia famiglia e vi suggerisco, se effettivamente la situazione peggiorerà e ne avrete la possibilità, di allontanarvi dal paese anche solo per un periodo, perchè è da qui alla fine dell'anno che penso ci sarà il culmine di questa situazione, anche se spero ardentemente di sbagliarmi!

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/31/2012 11:47:00 m.


[Lamiaeconomia] Inghilterra: arriva la patrimoniale sui più ricchi???



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Inghilterra: arriva la patrimoniale 
sui più ricchi??




«Se vogliamo restare una società prospera e coesa, le persone con una considerevole ricchezza devono fare uno sforzo per dare un contributo ulteriore» ha detto al Guardian Nick Clegg, vice del premier David Cameron. 
Nick Clegg ha dichiarato che le persone più ricche d'Inghilterra dovranno pagare una tassa di emergenza: solo così sarà possibile evitare un disgregamento della coesione sociale dovuto alla "guerra economica" che il paese sta combattendo per via di una recessione più lunga di quanto ci si potesse immaginare.

Nella prima intervista rilasciata da un alto funzionario del governo per segnare la nuova stagione politica, il vice-primo ministro ha detto al Guardian di volersi lanciare in una battaglia per convincere i suoi compagni della coalizione guidata dai Tory della necessità che sulle spalle dei ricchi gravi un maggior sacrificio economico. 
«Se dovremo chiedere alla gente di fare più sacrifici e stringere la cinghia per più tempo» ha detto Clegg, «dobbiamo, di conseguenza, far sì che le persone si accorgano che queste decisioni vengono prese nel modo più onesto e graduale possibile».
«Se da una parte mi sento orgoglioso di alcune delle cose che il governo ha fatto, credo, dall'altra, che maggiore equità sia necessaria nelle prossime fasi di stretta fiscale. Se non lo facciamo, non credo che il processo sarà politicamente o socialmente accettabile e sostenibile»
L'intervento di Clegg – pronunciato al suo ritorno in Inghilterra dopo due settimane di vacanze in Spagna con la famiglia – andando ben oltre l'attuale linea politica del partito sulla tassa per gli immobili di lusso, prevede una «contribuzione per un tempo limitato» dei ricchi. 
[...]

«Quel che la gente considerava una volta come una battaglia economica e una recessione breve e acuta, si sta chiaramente trasformando in un processo di lungo termine di ripresa economica e stretta fiscale. Questo pone grandi domande».
Il vice-primo ministro ha detto che si dovrebbero introdurre nuove tasse,  oltre alla proposta esistente dei Liberal-Democratici per una patrimoniale sulle proprietà di valore superiore ai 2 milioni di sterline. Se i ricchi non fanno di più per aiutare a contrastare il deficit, Clegg teme per la coesione del popolo inglese
«Se vogliamo restare una società prospera e coesa, le persone con una considerevole ricchezza devono fare uno sforzo per dare un contributo ulteriore» ha detto Clegg al Guardian. «C'è forse un altro contributo limitato nel tempo che si può chiedere, in un modo o nell'altro, a persone ricche per far sì che partecipino allo sforzo nazionale oltre la nostra politica su cose come la tassa sulle case di lusso? Quello in cui ci stiamo avviando è in qualche modo una guerra ben più lunga di una breve battaglia economica».
Clegg ha voluto che la nuova tassa vada sulla ricchezza, non sul reddito, perché non c'è un progetto per cambiare della nuova aliquota al 45 per cento. «Le misure assicurano che i patrimoni molto elevati si riflettano nel sistema fiscale in modo che si continui a colpire l'evasione, restando sicuri che la riforma non danneggi sproporzionalmente persone di alto reddito».
Durante la conferenza del partito, a settembre, Clegg mostrerà proposte specifiche per una tassa sulla ricchezza. La sua richiesta per tasse più alte sui ricchi è spia di una strategia molto aggressiva di differenziazione dai Tory. «Questo è il momento» ha detto «in cui possiamo cominciare ad aprire di più le nostre ali».
Ma nelle prossime settimane la coalizione unirà le forze ed entrambi i partiti proveranno a mostrare di avere una strategia per promuovere la crescita economica con annunci su case, infrastrutture, pianificazione e banche. Clegg è caustico sul «sistema bancario inglese, gravemente indebolito» e chiede un nuovo modo di gestire le banche commerciali. 
«Sono giunto alla conclusione che abbiamo bisogno di fare di più per evitare il possibile crollo definitivo del sistema bancario – magari potremmo cominciare a ragionare su cose come tentare di stabilire un sistema di credito bancario con supporto diretto o indiretto dal governo. È irrealistica l'idea che si possano porre rimedio rapidamente alle perdite delle banche così che si possa tornare allo stato precedente».
I Labour hanno bocciato l'intervento di Clegg. Il deputato Chris Leslie, il ministro ombra del Tesoro, ha detto: «Ancora una volta Nick Clegg sta prendendo gli inglesi per degli stupidi. Parla di tasse per i più ricchi, ma nel bilancio di George Osborne ha votato per il taglio delle tasse sui milionari. E ha sostenuto un piano economico fallimentare che ha spinto gli inglesi in una doppia recessione che ha aumentato, quest'anno, l'indebitamento di un quarto». 


Fonte: Linkiesta 
http://www.linkiesta.it/nick-clegg-patrimoniale



Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/31/2012 09:00:00 m.



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giovedì 30 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Se io fossi il capo degli speculatori..



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Se io fossi il capo degli speculatori..



Se io fossi il capo degli speculatori,da qui al 10 di Settembre circa,farei:

- Salire fortissimo i mercati.
-Crollare il prezzo del Bund,così l'oracolo dello  spread scenderebbe e tutti sarebbero felici,quelli che credono ancora che lo Spread Btp Bund sia un indicatore.
-Farei dire ai media che è tutto merito di qualche idea o mitica riforma,ovviamente sarebbe un illusione.
-Mentre i buoi entrano alla grande, convinti che sia tempo di ripartenza, i Big finiscono di svuotare i loro portafogli.


Poi il crollo dei mercati da metà Settembre a fine Dicembre,con la creazione per tutti gli indici di nuovi minimi,la formazione di nuovi minimi per l'euro verso tutti i cross.
Durante questa improvvisa crisi potrebbero passare tutte le riforme più impopolari del mondo,senza che il cittadino-schiavo possa dire be'...

Ma questo accadrebbe solo se io fossi a capo della speculazione,loro saranno sicuramente più maligni!!!

  Dott Fabio Troglia 
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mercoledì 29 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Bund attenti perchè...




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Bund attenti perchè...


Il Bund ci anticipa che il ribasso,per la ricerca dell'intermedio è partita.Quindi dovremmo avere un movimento duplice, con Bund che raggiungerà il suo secondo max di periodo probabilmente a 14500 se non più in alto,mentre i mercati azionari dovranno scendere.Probabilmente l'accelerazione la si avrà oggi dopo i dati americani delle 14 30.
Buon trading samurai


  Dott Fabio Troglia
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[Lamiaeconomia] Montecarlo: paradiso fiscale ma non per tutti!


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Montecarlo: paradiso fiscale ma non per tutti!


Un paradiso (fiscale) tra le Alpi Marittime e la Costa Azzurra, è lo storico Principato di Monaco. Noto a molti col nome di Montecarlo, il Principato di Monaco è stato sempre considerato uno dei luoghi più esclusivi al mondo per via dell'altissima qualità della vita dei loro residenti, grazie anche ad un'economia sicuramente unica al mondo.


Il Pil è pari a 6,888 bn$ e il reddito pro-capite è pari a $186.175, il più alto al mondo. La disoccupazione è pari allo 0% e le tasse non si pagano. Ovviamente, per privilegiare di questi benefici, bisogna essere residenti nel Principato, cosa che non è da tutti: un monolocale nel Principato di Monaco costa mediamente tra 800.000€ e 1.200.000€ fino ad arrivare ai 50.000.000€ per un attico con vista sul mare. Inoltre, si deve attestare di avere un patrimonio tale da permettersi una vita agiata, il tutto tramite una banca monegasca che controllerà i requisiti patrimoniali atti ad ottenere la cittadinanza: anche qui si parla di cifre non del tutto accessibili, dalle 500.000€ in su. Per ottenere la cittadinanza si deve però attestare la permanenza nel Principato per circa 183 giorni tramite utenze domestiche e scontrini locali, cosa non facile nel tranquillissimo paradiso fiscale. 

Economia perfetta, ma non per tutti quella del Principato di Monaco.



Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/29/2012 09:00:00 m.



martedì 28 agosto 2012

[Lamiaeconomia] La Catalogna chiede aiuto!


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La Catalogna chiede aiuto!


La Regione della Catalogna ha annunciato che ricorrerà al sostegno della liquidità del fondo statale spagnolo.
Lo ha detto a Reuters una portavoce del responsabile economico catalano. "Non accetteremo condizioni politiche per l'aiuto" ha sottolineato la portavoce, aggiungendo che la Catalogna non ha ancora determinato l'importo della richiesta. Tra le 17 regioni autonome spagnole già Valencia e Murcia avevano reso noto di dover ricorrere al sostegno dello stato centrale, attraverso il fondo di liquidità la cui costituzione è stata annunciata in luglio da Madrid ma che non è ancora diventato operativo. Dovrebbero essere circa sei le regioni spagnole che, si prevede, finiranno per richiedere aiuti al fondo.

Fonte: Reuters

Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/28/2012 02:29:00 p.



[Lamiaeconomia] Per uscire dalla crisi... investiamo nel whisky!


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Per uscire dalla crisi... investiamo nel whisky!


Nell'attuale periodo di contingenza economica il mercato del lusso non ha subito grossi contraccolpi facendo registrare buone vendite nella categoria beni di lusso, specialmente nei paesi asiatici.


Gli alcolici e in particolare il vino sono sempre stati considerati degli status symbol, ma non solo, ci sono appassionati che sono riusciti a far diventare la loro più grande passione un vero e proprio lavoro considerando i propri acquisti come dei veri investimenti.

Il trucco è quello di acquistare bottiglie pregiate che con il tempo incrementano il proprio valore per poi rivenderle agli appassionati. Questo tipo di investimenti nel settore alcolici sta conoscendo un nuovo e inaspettato protagonista: il whisky, bevanda alcolica ottenuta dalla distillazione di vari cereali ed invecchiata in botti di legno. Tra i maggiori gruppi produttori di whisky annoveriamo la Pernod Ricard e il gruppo Diageo dei quali fanno parte i whisky che siamo soliti trovare nei comuni negozi di genere alimentari.
Secondo Whisky Highland, società di consulenza specializzata, al mondo sono presenti 10 bottiglie di whisky, rarissime e pregiate, che hanno conosciuto una rivalutazione del 381 % dal 2008 al primo trimestre del 2012. Davvero niente male come investimento.
Questi dati fanno indubbiamente venire l'acquolina in bocca, tuttavia, improvvisarsi esperti di wkisky non è certamente semplice. La chiave del successo è quella di saper valutare e scegliere le bottiglie giuste destinate a salire di valore. Un processo non semplice e non immediato. Tuttavia, stando alla classifica stilata da Whisky Highland, anche a fronte di una selezione non accurata, i ritorni sono comunque interessanti: la top 1.000 delle bottiglie di whisky ha un rendimento teorico dell' 85,77% tra il 2008 e aprile 2012.  
Un mercato giovane ma molto rampante. Alcune società come la World Whisky Index hanno realizzato degli indici di prezzi che seguono il mercato del whisky esattamente come un listino di borsa. Stando alle stime del World Whisky Index i rendimenti attesi si attesterebbero intorno al 12% l'anno. Micheal Kappen, imprenditore olandese, afferma: "il whisky è un investimento stabile, assicurando un ritorno di circa il 12 % all'anno. Le azioni rischiano sempre di perdere valore, con il whisky, finora, non è mai accaduto". Charles Curtis, responsabile delle aste di vini e liquori nel Nord America, ha dichiarato che attualmente il mercato del whisky si trova esattamente al punto in cui si trovava il mercato del vino circa 20 anni fa. Questo significa che si possono fare investimenti facili ottenendo un buon ritorno. 
Chiaramente i ritorni economici non si possono di certo ottenere con un whisky "commerciale" magari acquistato presso la GDO. Si deve investire esclusivamente in edizioni limitate. Tra le distellerie più note: la Macallan, la Glenfiddich, la Port Ellen la Dalmore (un imprenditore cinese ha acquistato per la bellezza di 140 mila euro un esemplare di 62 anni fa di quest'ultima casa).
Investire in whisky quindi si può. Tra le accortezze da avere, oltre quelle della scelta oculata delle bottiglie, si deve considerare comunque che un investimento di questo tipo è a lungo termine, dai 10 anni in su. Inoltre, essendo un mercato molto di nicchia, qualora ci si volesse sbarazzare della propria collezione, per ottenere liquidità bisognerà aspettare un bel po' di giorni.

Ma quindi come e dove cominciare?
A questo punto è quantomeno opportuno e doveroso fare un piccolo distinguo: c'è una grande diffirenza tra un vero collezionista o un investitore che ha scelto di investire il proprio denaro in whisky. Il primo indubbiamente passionale, il secondo con un approccio aziendalista. Per fare soldi con il whisky si deve appartenere obbligatoriamente alla seconda categoria.
Preparare un business plan annuale, tenere traccia di tutti i propri investimenti, monitorare la variazione del prezzo delle varie marche di whisky e pianificare la propria strategia, sono azioni propedeutiche se si spera di avere un ritorno economico. La parola d'ordine è: occhi aperti ed informazione/formazione continua.
Oltre a quello che abbiamo detto precedentemente, leggendo i giornali del settore, bisogna fare attenzione agli annunci di distillerie dismesse o che hanno da poco terminato la produzione. Anche fiere di whisky, aste, mercatini delle pulci, possono celare dei buoni affari. Se invece siete disposti a correre qualche rischio, l'acquisto di un intero barile di whisky protebbe rivelarsi una mossa vincente; se la qualità del whisky acquistato è buona, dopo un lasso di tempo di 10 anni il ritorno economico è sicuro. Sarà anche possibile imbottigliare il whisky della botte acquistata e venderlo.


Fonte: International business times



Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/28/2012 11:46:00 m.



lunedì 27 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Analisi tecnica funziona?


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Analisi tecnica funziona?



Questa è una domanda che spesso mi viene fatta e a cui rispondo con piacere: "assolutamente sì".

Il problema è che spesso chi la utilizza la usa male, non la conosce abbastanza e allora dice che l'analisi tecnica non funziona, oppure dice di essere un fondamentalista.
Il concetto è molto semplice: la borsa ha un linguaggio espresso in numeri, l'insieme rappresenta la numerazione, il suo andamento è governato non da una sola regola, ma, come nella matematica, da tante regole e tutte devono essere conosciute, perchè altrimenti.....
Quindi io posso dire che 2+2 =4 , ma anche che 6-2 = 4 dobbiamo arrivare allo stesso risultato, ma lo spieghiamo secondo strade diverse, ovvero le diverse tecniche di analisi dei mercati.

Altro dettaglio fondamentale: ogni analisi sia tecnica che astrale deve portare ad un unico risultato, ovvero a dei numeri che devono essere identici, la differenza tra un modo di interpretare un mercato rispetto ad un altro è semplicmente legato all'efficacia con cui siamo in grado di accorgerci dell'inizio del movimento.
Quindi la mia opinione finale è che senza una buona preparazione tecnica è impossibile fare il trading di professione, ovvero guadagnare in maniera costante e profittevole nel tempo, ma ovviamente questa è solo la mia opinione...


Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/27/2012 03:15:00 p.



[Lamiaeconomia] Sp500,non ha ancora finito la discesa



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Sp500,non ha ancora finito la discesa

Sp500, non ha ancora finito la discesa,quindi non ha ancora trovato il minimo dell'intermedio,la configurazione grafica lo conferma. Quindi mia spetto un minimo in area 1390-1380,avremo conferma che quello sia un minimo dalla formazione grafica che si genererà.Penso che a livello di timing si formi in questa settimana.
Buon trading samurai

  Dott Fabio Troglia
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domenica 26 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Un'alternativa all'Italia (seconda parte)


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Un'alternativa all'Italia (seconda parte)


Ecco la seconda tranche di consigli per tutti gli italiani che vorrebbero lasciare il Belpaese ma non sanno come fare...


In questa seconda parte ci concentreremo quindi sui consigli e sulle soluzioni per chi vuole veramente farcela, ispirandoci anche a quesiti che ci sono arrivati nel frattempo. Il primo consiglio è di affrontare l'intero progetto come un gioco. Non importa quanto possa sembrare difficile, e oggettivamente le complessità non mancano, ma nel momento in cui diventate "troppo seri" la magia svanisce e incontrerete molti più ostacoli di quel che pensate. Il "gioco" diventa ancora più importante se ci sono più persone coinvolte nel progetto. Un caso tipico sono i figli. Un errore tipico che ho visto consiste nell'informarli della vostra decisione a fatto compiuto, presentandogliela come una decisione già presa che loro devono accettare o rifiutare. Un ragazzo oppure un bambino avrà legami con gli amici, con parenti a cui è particolarmente affezionato, avrà anche abitudini a cui non vorrebbe rinunciare e infine avrà timore dell'ignoto. In pratica avrà le stesse remore che avete affrontato voi, come adulti, prima di arrivare a una decisione stabile. Voi magari ci avete messo giorni o settimane prima di maturare tale decisione e gli chiedete di fare lo stesso percorso in pochi minuti oppure in un giorno o due, naturalmente non funziona. Se lo mettete di fronte a una scelta del tipo "sì" o "no" finirà molto probabilmente per dirvi di no. Un altro errore è di parlare con i figli quando non si è ancora convinti della scelta cercando che siano loro a rassicurarci oppure farsi sentire dai figli mentre si discute del trasferimento prima di avergliene parlato.
Un approccio che funziona è invece il seguente: prendete una decisione in quanto adulti che tenga anche in considerazione le esigenze dei vostri figli. Può essere anche semplicemente la decisione di compiere un primo viaggio esplorativo e vedere se il posto in cui vorreste trasferirvi è davvero adatto a voi. Coinvolgete il ragazzo oppure il bambino nell'esplorazione di questo nuovo posto cercando di far leva sulle cose che sapete che gli piacciono. Ad esempio, il ragazzo o la ragazza sono particolarmente attaccati ai compagni di scuola, e voi gli proponete di esplorare qualche scuola nel posto dove intendete trasferirvi, senza dire che volete trasferirvi, ma dicendo che volete vedere che cosa c'è di diverso rispetto alla scuola che già frequentano. Magari vostro figlio desidera una scuola dove si faccia molto sport perché è appassionato. Potete iniziare insieme a lui la ricerca di una scuola che sia forte nelle attività sportive, includendo anche il luogo in cui intendete trasferirvi. In pratica fate in modo che siano i vostri figli a chiedervi di trasferirvi perché si sono innamorati del posto e quindi sono pronti a rinunciare alle cose che hanno in Italia. Così facendo i vostri figli diventeranno i primi a spingere per il trasferimento e vi aiuteranno a superare i futuri ostacoli nel percorso.
Alcuni si chiedono se sia giusto spostare i propri figli e se un domani i loro figli potrebbero rinfacciare loro la scelta del trasferimento. La risposta è semplice: siete voi in quanto adulti che dovete valutare la situazione nell'interesse di tutti e non dovete dimenticare che i vostri figli domani potrebbero rinfacciarvi di non avere avuto il coraggio di farla. E' successo e anche più di una volta. Nel caso in cui otteniate un primo no, dal vostro compagno o compagna oppure dai vostri figli, non abbattetevi e cercate nuovi argomenti che possano motivarli.
In primo luogo dovete sapere che non siete soli. Negli ultimi due anni hanno lasciato l'Italia, ufficialmente, 200.000 persone. Stime empiriche, probabilmente più accurate, ci dicono che in realtà se ne sono andate circa 800.000 persone visto che di solito, nei primi anni dopo il trasferimento, solo 1 persona su 4 si iscrive all'AIRE (l'elenco degli italiani residenti all'estero). E' quindi iniziata una nuova grande ondata di emigrazione che non si vedeva da decenni e che sta portando i nostri connazionali verso tutte le parti del mondo.
Il secondo consiglio che vi posso dare è di non temporeggiare. Ogni mese che passa rende il trasferimento più difficile, sia perché la vostra motivazione cala col tempo, sia perché le condizioni per un esodo dall'Italia diventeranno sempre più difficili sia perché il paese verso cui pensate di trasferirvi potrebbe limitare gli afflussi per eccesso d'immigrazione da un particolare paese. Nel caso degli Stati Uniti, ad esempio, c'è una quota massima di immigrati che ogni anno possono essere accettati dall'Italia, e tale quota si basa anche sullo storico delle immigrazioni. Maggiore è il numero di immigrati dall'Italia negli ultimi anni, minore sarà la quota per gli anni successivi. Gli Stati Uniti infatti cercano di riservare pari opportunità di immigrazione da tutti i paesi del mondo e danno priorità ai paesi che finora non hanno avuto un grande numero d'immigrati.
Il terzo consiglio che vi posso dare è di suddividere la decisione in passi più piccoli, qualora fosse troppo grande da affrontare tutta insieme. Nel momento in cui ci si decide di trasferirsi bisogna rinunciare a tante cose: il lavoro, l'assistenza malattia, le abitudini, gli amici e i famigliari. Bisognerà anche rinunciare a oggetti che non possono essere trasportati. Talvolta la somma di tutte queste cose è eccessiva e si scontra con una serie di elementi ignoti per quel che riguarda la nostra destinazione finale. Potete quindi suddividere la scelta in passaggi minori. In primo luogo è consigliabile scegliere il posto dove si dovrebbe andare. Cercate un posto dove siete stati oppure organizzate uno o più viaggi per familiarizzarvi con la località e per crearvi una prima cerchia di amicizie che sarà fondamentale. Cercate anche il consiglio di professionisti. Un primo investimento iniziale si ripagherà abbondantemente perché vi chiarirà completamente le idee e vi permetterà di evitare errori che potrebbero costarvi cari. E anche nel caso decideste di non partire, avrete preso una decisione informata e serena, senza basarvi su sentito dire o impressioni sbagliate. Molti si chiedono se la vita nel posto in cui vogliono andare sarà piacevole e se la loro famiglia potrà integrarsi bene. La mia esperienza, per lo meno con gli Stati Uniti, è che ho sempre trovato persone molto ospitali, cordiali e pronte ad aiutare anche se nessun glielo aveva chiesto. Ho trovato anche molta cordialità e collaborazione negli uffici pubblici. Solo chi ha vissuto all'estero in un paese moderno sa quanto sia più facile la vita rispetto all'Italia. Non è mia intenzione criticare il Bel Paese a tutti i costi, vi sono affezionato e lo trovo splendido in molti aspetti, ma le complicazioni che un cittadino o un imprenditore deve affrontare ogni singolo giorno e che ogni singolo giorno aumentano, sono tipiche dell'Italia. In questo senso, il detto "tutto il mondo è paese" non vale. Un progetto ambizioso come il trasferimento in un'altra nazione richiede tuttavia numerosi passi e qualsiasi supporto dall'esterno è sempre ben venuto. Per questo motivo, basandomi anche sulle richieste che mi sono arrivate, progetteremo degli strumenti semplici che potrete utilizzare per fare il percorso basandosi sull'esperienza già maturata da chi l'ha fatto prima di voi.

Fonte: Voglio vivere così

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/26/2012 09:00:00 m.

sabato 25 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Uruguay: un presidente da cui imparare qualcosa...


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Uruguay: un presidente da cui imparare qualcosa...



VIVE CON 800 EURO AL MESE NON HA LA SCORTA NE UN CONTO IN BANCA E PER IL FISCO E' UN NULLATENENTE

José Alberto Mujica Cordano è da due anni il presidente dell'Uruguay. Dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto 800 euro, e devolve il resto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più povere del Paese. Dice: «questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno» Non possiede un conto in banca, né tantomeno ha una carta di credito nel suo portafoglio. Vive con poco più che 20mila pesos al mese (800 euro) e non ha bisogno di una scorta, benché José Alberto "Pepe" Mujica Cordano, classe 1934, ricopra da due anni l'alta carica di presidente della Repubblica dell'Uruguay. Non è un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato alla politica. E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che poco reclamizza la sua austera condotta. È soltanto un esempio di buona politica che viene dal Sudamerica. Ogni mese dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto quegli 800 euro che in Uruguay equivalgono allo stipendio di un impiegato bancario. Il resto, il 90% dei suoi emolumenti, è devoluto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più povere dell'Uruguay attraverso la costruzione di abitazioni con acqua e luce. Anche per questo e non solo per i suoi trascorsi, Pepe, come ama farsi chiamare dai premier stranieri in visita fino al fattorino, è amato e rispettato tanto quanto il nostro ex presidente Sandro Pertini con cui condivide il fatto di essere stato arrestato e imprigionato.
Ex guerrigliero ai tempi della dittatura di Jorge Pacheco Areco, Mujica fu leader della corrente di liberazione Tupamaros, organizzazione radicale marxista ispirata alla Revolución cubana. Nel marzo del 2010 ha stravinto le presidenziali con il Movimento de participación popular (Mpp). Fu un evento storico culminato con due settimane di festeggiamenti nella capitale di Montevideo. È descritto come un uomo per bene, la cui sete di vendetta non ha mai guidato le sue scelte politiche, nemmeno contro i suoi aguzzini che lo tennero in prigione per 15 anni nel terribile carcere di Punta Carretas, la Alcatraz del Cono Sur. Per il Fisco uruguaiano, Pepe Mujica è un nullatenente, il cui unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca di colore celeste (il nostro Maggiolino). Abita a Rincón del Cerro, nella periferia di Montevideo, in una fattoria tra cavalli, mucche e galline, proprietà della moglie, la senatrice Lucía Topolansky. E quando gli chiedono il motivo di tanta austerità e di questo stipendio da fame, lui non esita a rispondere: «Questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno». Fin dalla sua elezione Pepe Mujica ha chiesto di non avere una scorta e come un'auto presidenziale ha chiesto un'utilitaria, una Chevrolet Corsa che usa solo durante gli incontri ufficiali. La sua unica scorta è Manuela, una bastardina che lo segue ovunque anche tra i marmi del Palacio Legislativo. I suoi aficionados, ancora lo ricordano da giovane: quando, dopo la caduta della dittatura militare, correva verso il parlamento sulla sua Vespa. E da titolare della più alta carica dello Stato, lo stile di vita di Pepe Mujica non è poi tanto cambiato. Ha una zazzera abbondante, grigia e spesso scompigliata, non indossa mai la cravatta e nelle foto ufficiali ha l'aria, più che di un presidente, di uno che si trova lì per caso accanto ad altri capi di Stato. Anche la sua pensione di senatore, da anni, la dona interamente in beneficenza. Niente sprechi, niente protocolli. Auto blu e parlamentari baby-pensionati «¡No pasarán!» mai in Uruguay, il secondo stato più piccolo del Sudamerica che si è ritagliato un ruolo importante in politica ed economia. Oltre alla generosità, Pepe è anche ricordato per essere "il Presidente della porta accanto". Si ferma sempre a parlare con i cittadini, saluta il salumiere e l'ortolano del suo quartiere, abbraccia i piccoli giocatori della squadra di calcio Huracán, che va a vedere ogni domenica. E la gente lo ama. Adora il suo modo di governare e lo segue anche in Spagna, unico Paese europeo che ha visitato dopo la sua elezione. Mercoledì, il presidente Pepe ha persino aperto le porte della sua residenza ufficiale ai senza tetto: ha disposto che una vasta area del Palacio Suarez y Reyes ospiti chi non ha niente. È questa l'idea di politica che ha Pepe.


Fonte: Il fattaccio

Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/25/2012 09:00:00 m.



venerdì 24 agosto 2012

[Lamiaeconomia] L'Italia salvata dall'economia sommersa???


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L'Italia salvata dall'economia sommersa???




"L'economia informale ha piuttosto diminuito gli effetti della crisi". È questo il fondamentale concetto che esce da una controversa analisi sul "paradosso dell'economia italiana" (questo il titolo del report) fatta dalla Stratfor, organizzazione con base ad Austin, Texas, specializzata in studi geopolitici.
Secondo lo studio della Stratfor l'Italia non si troverebbe nelle stesse condizioni, sociali ed economiche, di altri paesi della periferia dell'eurozona, come Grecia, Spagna e Portogallo, grazie ad alcune sue peculiarità come la struttura familiare, quella che viene chiamata "l'interazione tra le decisioni economiche motivate politicamente" del governo centrale e di quelli regionali ed infine la grande espansione dell'economia sommersa.

Quest'ultima ha un volume equivalente a circa un quinto del pil italiano. Le cifre, però, non sono precisissime a causa delle difficoltà intrinseche nel calcolo del sommerso. Secondo l'Istat, l'istituto nazionale di statistica, nel 2008 l'economia sommersa variava tra il 16,3% e il 17,5% del pil (ovvero tra un minimo di 255 ad un massimo di 275 miliardi di euro). Secondo la Banca d'Italia, invece, nel 2008 l'economia informale valeva il 18,5% di quella reale.
"L'economia irregolare" spiega il report della Stratfor "è una seria sfida per Roma perché limita la capacità del governo di ridurre il deficit e migliorare la propria situazione finanziaria. Allo stesso tempo, però, le attività irregolari stanno aiutando una parte della popolazione a mitigare gli effetti della recessione e pertanto stanno allontanando la diffusione del malcontento sociale che è emerso in altri paesi della periferia europea".
L'economia sommersa combinata alla struttura familiare tipicamente italiana avrebbe, secondo la Stratfor, smussato gli effetti maggiormente nefasti della crisi. Questo, però, pone il governo centrale di fronte ad un importante bivio, che potremmo definire etico, e ad alcuni gravi rischi, come dimostra il caso Sicilia.
"Roma ha bisogno di aumentare le entrate fiscali per ridurre il proprio deficit. Per questo motivo il governo centrale ha intensificato la lotta contro l'evasione" si legge nel dossier "allo stesso tempo, Roma sa che la piccola evasione agisce come valvola di sicurezza nei confronti della crisi, così che è disposta a tollerare alcuni gradi di irregolarità". In altre parole, spiega il dossier, in Italia come nel resto del mondo l'economia non può essere mai separata dalla politica.
Il report conclude la sua analisi con una riflessione ottimista ma allo stesso tempo grottesca, come troppo spesso accade quando si parla di Italia. "Se combiniamo attività regolari, irregolari ed anche criminali, l'Italia è un paese più ricco di quanto non appaia". Sarà una buona notizia?

Fonte: International business times


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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/24/2012 09:00:00 m.


giovedì 23 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Amici del Gold


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Amici del Gold


Il Gold eccolo a fine rimbalzo,preciso come un orologio,siamo arrivati nell'area prevista.Quindi a breve dobbiamo aspettarci un ritrno verso la sua base sempre più vicina a 1550 e se stavolta la romperà.....
Fate amolta attenzione amici del Gold che nel nel prossimo trimestre non può che determinare brutte notizie a mio avviso.
Buon trading samurai


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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/23/2012 10:02:00 m.



[Lamiaeconomia] Crescita o decrescita: questo è il problema!


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Crescita o decrescita: questo è il problema!


Molti governi europei oggi cercano ricette per stimolare la crescita: ma è davvero necessario tornare a crescere? Secondo alcuni no.

Le teorie anti-crescita, che affondano le loro radici nei movimenti anti-industriali dell'Ottocento e che sono state riportate in auge dall'economista francese Serge Latouche, stanno ispirando molte persone ad invocare una sana decrescita. I sostenitori di queste tesi affermano che ripensando il nostro sistema dei consumi sia possibile vivere felici senza che aumenti il Pil.

Quello che dovremmo fare è separare i bisogni essenziali da quelli che non lo sono e i beni prodotti per soddisfare bisogni reali da quelli fatti solo per generare profitto, ovvero i «commerci». Se le persone, per esempio, anziché produrre beni inutili volti al commercio e al profitto fine a se stesso, producessero semplicemente quello che serve loro per sostentarsi, sarebbero meno dipendenti dai cicli economici, dai debiti e dall'ansia di accumulare ricchezza. E i Paesi starebbero in piedi senza bisogno di far crescere il Pil a tutti i costi.

Questa prospettiva è molto affascinante e per certi versi romantica, se non fosse che la distinzione tra beni volti alla soddisfazione di bisogni cosiddetti essenziali e beni commerciali non è così netta come si possa pensare (senza contare l'inquietante scenario in cui qualcuno decide cosa è essenziale per la gente e cosa non lo è). A meno di ridurre i beni essenziali al mero consumo alimentare, molti bisogni fondamentali non si soddisfano solo con l'autosussistenza. Se per beni essenziali si considerano infatti anche l'istruzione, le scuole e la sanità pubblica, i vaccini e le medicine, i trasporti e così via, allora tutto cambia.

Perché tutti questi beni e servizi non si mantengono con l'economia di sussistenza, soprattutto in Paesi, come l'Italia, che non hanno materie prime da esportare. Si costruiscono invece con i proventi delle attività commerciali e industriali e le relative entrate fiscali; risorse che consentono, appunto, di finanziare servizi pubblici e di supportare ricerca scientifica, innovazione e progresso. Deve essere chiaro, quindi, che decrescere non significa solo diminuire le ricchezze individuali e fare a meno di qualche accessorio come il cellulare o l'iPad, ma significa allo stesso tempo diminuire le risorse che lo Stato ha a disposizione per tutte le azioni di redistribuzione, assistenza e investimento per il futuro.

E' chiaro: la decrescita non danneggia tutti nello stesso modo e quindi non spaventa tutti nello stesso modo. La scarsa crescita non è mai stata un gran danno per l'aristocrazia terriera o quelle classi che possono contare su rendite fisse e sostituire i servizi pubblici con servizi privati, ma è un disastro per gli operai, i commercianti e la classe media, che più delle altre hanno bisogno di servizi pubblici. Certo: possiamo dire a tutte queste persone che tornino a coltivare la terra e a badare da soli ai propri figli, insegnandogli a leggere a casa e curando le loro malattie con le erbe del giardino. In fondo era così fino a non molto tempo fa, prima dell'industrializzazione e delle rivoluzioni tecnologiche dell'ultimo secolo e mezzo. Ma erano altri tempi, difficilmente invidiabili: tempi in cui davvero c'era poco altro a cui ambire al di là della sussistenza, in cui il bisogno di crescere, studiare e viaggiare era privilegio di pochi, e in cui i progressi della medicina e della scienza erano scarsi e lenti.

Basta pensare che l'aspettativa di vita è rimasta quasi invariata dai tempi dei Romani fino agli inizi del Novecento. E' stato con l'aumento dei commerci, dei grandi progressi economici, industriali e scientifici dell'ultimo secolo, che si è più che raddoppiata. Anche la storia recente ci offre numerosi esempi del ruolo della crescita. E' stato grazie all'apertura e alla crescita economica che la Cina ha potuto, nei soli vent'anni tra il 1981 e il 2001, dimezzare la povertà nel Paese. E' stato con la crescita economica che il Brasile si è potuto permettere programmi sociali che hanno strappato all'emarginazione milioni di famiglie. E persino nel miracolo cubano degli Anni Sessanta l'alfabetizzazione e le infrastrutture sanitarie furono sostenute da alti tassi di crescita. Una crescita fittizia, pompata dagli aiuti della Russia, e che infatti crollò miseramente alla fine degli Anni Ottanta. Tra il 1989 e il 1993 il Pil subì una contrazione del 35%. Ma la decrescita non fu affatto felice. La crisi di fame e povertà che colpì la popolazione cubana fu atroce. Solo con l'apertura al turismo, ai capitali esteri e ad alcune forme di commercio e di piccole iniziative imprenditoriali (e con una forte repressione del dissenso che nel frattempo andava aumentando), Cuba è riuscita a resistere finché non è arrivata la cooperazione con il Venezuela di Chavez e poi con la Cina.

Perché pure i Paesi d'ispirazione socialista, forse anche più degli altri, si sono accorti dell'importanza della crescita economica. Come disse Deng Xiaoping: «La povertà non è socialismo». Quello su cui molti Paesi dovrebbero riflettere oggi, e la vera sfida che hanno davanti, non è tanto come eliminare o ridurre la crescita, ma su quali basi costruirla e con quali criteri utilizzarla e ridistribuirla. Perché non tutte le crescite sono egualmente sostenibili nel tempo, e non tutte sono gestite e distribuite nello stesso modo. Questo è il vero nodo attorno al quale si gioca il nostro futuro. 


Fonte: La Stampa
  

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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/23/2012 09:00:00 m.



mercoledì 22 agosto 2012

[Lamiaeconomia] California: la fuga di Warren


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California: la fuga di Warren



Warren Buffett scappa dai bond municipali, scatenando il panico tra gli investitori.
Berkshire Hathaway, la holding guidata dall'imprenditore miliardario, ha chiuso Cds (contratti di assicurazione sul debito) per 8,25 miliardi sui "muni bond", i titoli emessi da città e Stati americani.
La notizia, lanciata dal Wall Street Journal tramite la documentazione presentata dall'azienda in agosto, ha suscitato timori tra gli investitori sul rischio collegato al debito di città, Stati e altre entità pubbliche. La fuga dai muni bond, in realtà, era prevedibile per i più attenti. Nelle ultime settimane, infatti, tre città californiane, a cominciare da Stockton, hanno portato i libri in tribunale perché soffocate dai debiti.
Questo non è bastato a dissuadere la maggior parte degli investitori, che ha continuato a puntare sui bond municipali perché tentati dai rendimenti leggermente più alti rispetto ai titoli del Tesoro americano. Ma ora è arrivata la bandiera rossa di Buffett che, secondo gli analisti, rischia di scatenare una reazione a catena.
Buffett, come ricorda il quotidiano finanziario, aveva cominciato a investire in modo significativo sui muni bond cinque anni fa, ovvero prima che la crisi finanziaria mettesse in ginocchio vari stati e città degli Stati Uniti. Inoltre, secondo indiscrezioni, Berkshire aveva acquistato i Cds da Lehman Brothers nel 2007, un anno prima che la banca d'affari dichiarasse il fallimento.

Fonte: America 24


Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/22/2012 10:18:00 m.


martedì 21 agosto 2012

[Lamiaeconomia] Italia: la corsa al Monte... dei Pegni!


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Italia: la corsa al Monte... dei Pegni!


I tempi sono ormai così duri che Valerio Novelli, un controllore sugli autobus di Roma, sta progettando di vendere i suoi vecchi denti d'oro.


"Non riesco ad arrivare alla fine del mese senza debiti", ha detto Novelli, 56 anni, che deve sostenere un'ex-moglie e la figlia. "So che non sarà molto, ma ho bisogno di soldi."
In un paese che soffre della crisi economica, l'acquisto di oro da persone disperate è diventata una delle poche industrie che registrano un boom.
I centri città si stanno trasformando in quanto i negozi tradizionali si ritirano dagli affari e le loro insegne sono sostituite da altre dove campeggia la scritta "Compro Oro".
Il gruppo di esperti dell'Eurispes stima che il numero di negozi "Compro Oro" è quadruplicato negli ultimi due anni. La crescita del settore è "un ottimo indicatore del livello di disagio nel Paese", ha dichiarato Gian Maria Fara, il presidente del gruppo di esperti.
"Il business va molto bene, si può veramente percepire la crisi", ha detto la trentenne Alexia Messi, che lavora nel cambio Oro in Via Medaglie D'Oro a nord di Roma. Ha aperto la sua prima filiale cinque anni fa e ora ha sette punti vendita a Roma.
"Le persone non sono mai felici di vendere, ma ora sono disponibili a vendere qualsiasi cosa - oro, argento, roba vecchia, roba nuova. Direi che abbiamo il ​​doppio dei clienti in una giornata rispetto a quelli di un anno fa.".

Nel frattempo, il bilancio della crisi si fa sentire dai rivenditori tradizionali. Nel centro di Roma, Massimo Della Rocca, 57 anni, che ha tirato su il negozio di abbigliamento da uomo EDEL, ereditato dal nonno 30 anni fa, ha in programma di vendere.
"Le cose sono andata peggiorando per anni, ma ora sta diventando impossibile. Le vendite questa estate sono scese del 25 per cento rispetto allo scorso anno", ha detto Della Rocca, i cui capi sono tutti realizzati in Italia con tessuti locali. "E 'triste perché questo negozio è in attività da ottant'anni."

L'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che è stato colpito dalla crisi del debito crescente nel mese di novembre, amava affermare che con i ristoranti ancora pieni e gli italiani che continuano ad acquistare gadget elettronici c'erano prove poco concrete della crisi economica in Italia.
Ma la proliferazione dei banchi di pegno, con un fatturato annuo stimato di 7 miliardi di euro, è un segno molto visibile che per milioni di italiani la vita è cambiata in peggio.
La terza economia della zona euro è in recessione da un anno e la crescita è diminuita del 2,5 per cento nel secondo trimestre.
Ci sono circa 28.000 punti vendita "cash for gold" in Italia, secondo Gianni Mancuso, uno dei sei parlamentari di centro-destra che il mese scorso han presentato una richiesta in Parlamento richiedendo al governo di regolamentare il settore.
Diversi recenti sparatorie a Roma hanno coinvolto i proprietari di punti vendita "compro oro". Il Parlamento ha preso coscienza che il settore è stato preso in mano da gruppi mafiosi.
"Sono tutti criminali, non dovrebbero esistere", ha detto Valeria Arcidiacono, 46enne, madre single il cui figlio adolescente ha preso e venduto il suo oro e gli orecchini di perle al banco dei pegni locale.
"Sono stati valutati 1.000 euro e gli hanno dato 42 euro, senza alcuna ricevuta o altro", ha detto.

Ranieri Razzante, responsabile dell'associazione italiana anti-riciclaggio di denaro AIRA, ha detto che le banche di pegno hanno "virtualmente assunto il ruolo di banche" come forma di finanziamento per le famiglie italiane, visto che gli istituti di credito sono sempre più riluttanti ad offrire credito a causa della crisi.
I prestiti bancari alle famiglie sono diminuiti ad un tasso annuo del 0,6 per cento nel mese di giugno, nonostante l'inflazione sia superiore al 3 per cento.
Circa l' 8,5 per cento degli italiani ha venduto oggetti in un banco dei pegni nel 2011, secondo un sondaggio Eurispes.
Alcuni operatori sono attivi solo da un paio di settimane prima di vendere le loro licenze, il che rende difficile contrastare le attività di riciclaggio di denaro e di ricettazione.
"E' ben noto che la criminalità organizzata tende ad assumere un ruolo guida in nuovi settori ad alta crescita", ha detto Razzante.

Mentre i banchi di pegno in Nord Europa comprano e vendono una vasta gamma di oggetti usati, l'enfasi in Italia è sull'oro e riflette una tradizione profondamente radicata nell'Europa meridionale in cui l'oro è il dono favorito, a partire dal battesimo.
"Da quando ero un bambino, mi ricordo che l'oro si dava in dono in varie occasioni e la gente diceva: 'Mettilo da parte'", ha detto Ivana Ciabatti, che rappresenta orafi e specialisti in argento in Confindustria.
"Eravamo abituati a ridere di questo, ma si è rivelato proprio così. Molte famiglie sopravvivono grazie a questo oro."
Incontrare i suoi clienti offre a Giorgia Standoli una visione dall'interno del disagio causato dalla crisi economica. Ha lavorato per quattro mesi in un banco dei pegni di via Cesare Baronio, una strada tranquilla nel quartiere Appio Latino a sud di Roma.
"Sono per lo più donne, vecchie signore che vendono tutto ciò che hanno perchè devono essere in grado di fare la spesa", ha detto. "Penso che il caso più triste che mi sia capitato di vedere è quello di una donna di meno di 50 anni, con tre bambini, che aveva perso il marito. Entrò a vendere la fede nuziale per cercare di far quadrare il bilancio."
Mentre gli usurai sono fiorenti, non è mai stato così difficile per i negozi tradizionali andare avanti, in particolare quelli di piccole dimensioni che chiudono ad un ritmo allarmante. La spesa dei consumatori diminuirà nel 2012 più che in ogni altro momento dalla seconda guerra mondiale, secondo la confederazione nazionale dei proprietari di negozi della Confcommercio.
A Roma i piccoli negozi e le boutique sono stati particolarmente colpiti. Più di 1.500 hanno chiuso finora quest'anno, tra cui alcuni nomi illustri, dice l'associazione nazionale dei piccoli negozi al dettaglio della Confesercenti.
Lina Rocchi, boutique di moda per signora, situata in una posizione privilegiata vicino al parlamento, ha annunciato la chiusura il mese scorso dopo 80 anni di attività.
"C'è un senso di disperazione tra i nostri membri", ha dichiarato il presidente Valter Giammaria della Confesercenti, il quale prevede che, se l'economia non si riprenderà in qualche modo, altri 5.000 negozi di Roma e del suo entroterra chiuderanno prima della fine dell'anno.
Gli italiani stanno evitando anche gli sconti estivi, con vendite in calo del 25 per cento nel mese di luglio rispetto a un anno fa, secondo l'associazione degli artigiani CNA.
Gli usurai, al contrario, fanno fatica a tenere il passo. Solitamente fondono rapidamente l'oro e lo inviano all'estero, rendendolo uno dei settori di esportazione di più rapida crescita in Italia. Le vendite di oro ufficiali in Svizzera hanno raggiunto il 65 per cento lo scorso anno con 120 tonnellate, in crescita rispetto alle 73 tonnellate nel 2010 e alle 64 tonnellate nel 2009.


Fonte: Reuters

Dott. Fabio Troglia
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 8/21/2012 02:43:00 p.



[Lamiaeconomia] Ftse Mib rimbazlo finito ora si va verso..




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Ftse Mib rimbazlo finito ora si va verso..


Il Ftse Mib ha finito il rimbalzo a mio avviso ora andrà a fare il minimo dell'intermedio,che ho identificato in area 14 mila,livello che si raggiungerà in questa settimana penso.
Poi ci sarà una veloce risalità che ammazzerà il parco buoi che saranno convinti che i mercati si riprenderanno invece ...da metà Settembre ci sarà il crollo del listino con la creazione di nuovi minimi in area 10 mila punti.
Quindi nel brevissimo negatività per il Ftse Mib,poi un bel recupero veloce e violento che terminerà verso il il 10 di Settembre.
Come sempre segnatevi questi riferimenti e poi verificate se le analisi Lamiaeconomia sono valide.Per coloro che vorranno seguire la mia operativà reale ricordo che c'è sempre il Portafoglio in tempo reale.

Buon trading samurai




  Dott Fabio Troglia 
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