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Isole Cayman: paradiso perduto???
Una tassa sui redditi dei lavoratori residenti espatriati da altri Paesi mettono a rischio la fama di paradiso fiscale delle Cayman. Tutta colpa dei conti governativi da far quadrare...
La notizia è di quelle che potrebbero provocare una reazione a catena: le britanniche Isole Cayman, note come paradiso fiscale più che come meta di vacanze e dal mare cristallino avrebbe in programma di istituire la sua prima tassa sul reddito. A riportarlo è il quotidiano web Huffington Post, che precisa come l'imposta sarebbe però indirizzata solo agli introiti dei lavoratori espatriati, magari quel sottobosco di fiscalisti d'assalto e promotori finanziari dell'evasione/elusione fiscale impiegati nei famigerati centri bancari offshore che offrono vantaggi fiscali per le operazioni di investimento all'estero.
Gente che ha contribuito – e molto – al successo del Paese: secondo i dati del governo 91.712 società sono state registrate in loco a partire da marzo 2011. Un totale di 235 banche, tra cui la maggior parte tra le prime 50 banche al mondo, aveva lì una licenza d'esercizio alla fine di giugno, come anche 758 compagnie di assicurazione. Il fatturato delle imprese registrate ammontava a 1.607 miliardi dollari lo scorso settembre, in calo rispetto ai 1725 miliardi dollari di un anno prima.
Vera irriconoscenza da parte delle autorità della capitale balneare di George Town, quindi, ma il premier McKeeva Bush ha dichiarato la sua intenzione di imporre un 10 per cento d'imposta sul reddito per i lavoratori espatriati come parte di uno sforzo per salvare il governo dal buco finanziario. Una tassa che però McKeeva Bush si rifiuta di chiamare così e che sarà un prelievo sui salari imposto dall'1 settembre ai lavoratori espatriati che guadagnano più di 36 mila dollari l'anno.
Anthony Travers, presidente della borsa locale ha descritto questa proposta di piano fiscale come «la più grande minaccia esistenziale per le Isole Cayman in oltre 200 anni». Una vera rivoluzione per questo territorio con 56 mila abitanti e nessuna imposta diretta.
Fonte: Valori.it
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