domenica 30 settembre 2012

[Lamiaeconomia] L'Italia e la fuga dei cervelli



Novità: Portafoglio obbligazionario per cassettisti, rendimento netto 6.2%: come fare per visualizzarlo??? 
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L'Italia e la fuga dei cervelli



L'emblematica vicenda di una ragazza talentuosa, costretta ad emigrare per sfruttare il proprio potenziale. Ennesimo caso di fuga di cervelli.
Il frigorifero che funziona senza corrente. Questa l'invenzione di Caterina Falleni, 23 anni e originaria di Livorno, che ha vinto una borsa di studio presso la Nasa.
La Falleni ha raccontato la sua esperienza al Fatto Quotidiano ed ha spiegato perché si prepara ad essere uno dei prossimi cervelli in fuga tra i giovani italiani. Una fuga negli Stati Uniti già programmata non appena la ragazza finirà gli studi universitari.

Il Fatto Quotidiano scrive:
"La differenza tra gli Stati Uniti e l'Italia? Caterina Falleni, livornese, 23 anni, appena rientrata dalla Silicon Valley, la spiega così: "Il primo giorno in un'università italiana il direttore ha salutato gli studenti con queste parole: 'Ragazzi, guardatevi intorno perché il 70 per cento di voi non riuscirà a passare l'anno'. Stessa scena in America, solo che il capo dell'istituto ha esordito dicendo: 'Ragazzi se siete qui è perché siete i migliori, siete forti e siete il futuro. Guardatevi intono perché le relazioni che stringete adesso vi accompagneranno e vi sosterranno per tutta la vita'".
La ragazza prima di arrivare in California è stata in Eramus in Finlandia e poi a Rotterdam, dove ha preso parte ad uno stage di 4 mesi in uno studio di design. Poi l'intuizione di Freeijis, il frigorifero che funziona senza corrente, che le è valsa una borsa di studio nella Silicon Valley:
"L'idea mi è venuta in Africa studiando alcune strutture fatte con materiali porosi come il fango o la terracotta. Strutture che utilizzano il processo chiamato evaporative cooling, lo stesso per il quale la temperatura nel nostro corpo si abbassa nel momento in cui avviene la sudorazione. Ho associato questa tecnologia con dei materiali che si chiamano PCM. Così è nato Freijis".
La Falleni è un vulcano di idee e l'esperienza americana l'ha portata a vedere e toccare con mano le differenze tra la situazione della ricerca e del lavoro in Italia e all'estero. Al Fatto la Faleni ha spiegato:
"A Livorno, prima di partire avevo provato a bussare alle porte della Provincia, della Regione, per cercare di coinvolgerli in quest'avventura americana, ma ho trovato enormi difficoltà, tanta diffidenza e poca trasparenza. In California ho cenato con i fondatori di Google Earth e improvvisato con loro sedute di brainstorming davanti ad una bistecca con ai piedi un paio di infradito. E' incredibile come, in poco tempo, riesci a parlare con tante persone che possono dare seguito ai tuoi progetti e senza nessuna fatica. Sarà perché spesso gli interlocutori sono ragazzi che non si fanno problemi a parlare di lavoro con una persona qualsiasi senza sapere da dove venga o cosa faccia".
Diventare un cervello in fuga non è però una scelta priva di tristezza:
"Il mio Paese è e sarà sempre l'Italia. Il livello di cultura e di storia che si respira in ogni vicolo, città, villaggio è incomparabile così come le persone che incontri, hanno un approccio profondamente umano. Ma quando si tratta di lavorare è un'altra cosa".
Non rimane che chiedersi quando (e se) arriverà per l'Italia il momento di puntare sulle menti giovani e brillanti e offrire loro un futuro nel proprio paese, dandogli l'opportunità di partecipare a scrivere quella storia che "si respira in ogni vicolo" e che è "incomparabile così come le persone che incontri".

Fonte: Colori vivaci magazine
http://www.colorivivacimagazine.com/it/sezione/notizie/859/caterina.htm#.UGB33dieB0w.facebook

Dott. Fabio Troglia 
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venerdì 28 settembre 2012

[Lamiaeconomia] I russi fanno shopping... al mare!


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I russi fanno shopping... al mare!



Approfittando della crisi e delle privatizzazioni, i capitali russi stanno facendo man bassa nel settore turistico. Presto la loro attenzione potrebbe rivolgersi anche a obiettivi più grossi.



Un nazionalista convinto come Vladimir Zhirinovskij può ritenersi soddisfatto. La profezia da lui espressa poco prima del crollo dell'Urss, secondo la quale "il giorno in cui i russi laveranno i loro stivali nei mari caldi" era vicino, sembra avverarsi. Non attraverso le armi dell'impero – che nei sogni dello zar andava dal Mediterraneo all'Oceano Indiano – ma attraverso i flussi turistici.
L'imprenditore Sergej Fentorov, membro della camera di commercio e dell'industria di Mosca ed ex ufficiale della marina, fa già parte di questa élite privilegiata e propone case per vacanze di lusso sulla penisola di Kassandra [a sud-est di Salonicco]. Di fronte, la penisola di Sithonia con la sua meravigliosa vista sul monte Athos ospita una villa in mezzo a quattro ettari di colline coperte da pini, che apparterrebbe all'uomo più potente della Russia dopo Putin, il procuratore generale Jurij Chaika.
Un numero sempre maggiore di russi compra seconde case in Calcidica, nel nord della Grecia, mentre diverse imprese russe investono in alberghi e terreni. Nessuno sa con precisione che cosa abbiano già comprato, ma a quanto pare i russi avrebbero acquistato grandi complessi alberghieri a Potidea e Psakoudia e sembrano intenzionati a partecipare alla gara d'appalto per un grande albergo a Gerakini. Nel frattempo costruiscono nella regione un albergo da 600 camere in collaborazione con una società greca.
Inoltre una società russa è coinvolta nella compravendita di un terreno di 4.200 ettari a Sithonia per la costruzione di un albergo a cinque stelle. Le società russe controllano la quasi totalità del crescente flusso turistico proveniente dai paesi dell'ex blocco sovietico.
"Di solito seguono con attenzione i buoni affari per comprare a prezzi inferiore del 30 per cento rispetto al valore reale", spiega Gregori Tasios, presidente dell'Unione alberghiera della Calcidica. "Investono nella terra, nelle ville di lusso e negli alberghi. E hanno già comprato una decina di alberghi".
"Non penso che esista un paese con cui la Russia ha un rapporto migliore", spiega Terentij Mecheryakov, membro del governo regionale di San Pietroburgo. Per questo i russi investono nel settore immobiliare greco, e non solo nella Calcidica.
Gli investimenti russi si interessano anche alle isole come Creta, Corfù e Patmos. I fondi di investimento russi hanno già comprato la squadra di calcio del Paok Salonicco, sono interessati all'Ose, la compagnia ferroviaria nazionale, e all'acquisto – nel quadro del processo di privatizzazione greco – di un porto nel nord della Grecia, in particolare quello di Salonicco. Questo risparmierebbe loro il passaggio attraverso lo stretto dei Dardanelli, controllato dalla Turchia [ma con lo status di acque internazionali] e molto caro.
Tuttavia la "Perla dell'Egeo del nord" non attira solo i russi, che hanno fatto importanti investimenti e sono molto presenti nel settore del turismo. Anche altri paesi dei Balcani sono interessati all'acquisto di case e piccoli alberghi e ai flussi turistici.
L'attuale presidente bulgaro Rossen Plevneliev, per esempio, possiede una villa a Ouranopoli, l'ex primo ministro macedone Vlado Boutskofki ne ha una a Neos Marmaras e nella regione ci sono le case di diversi rappresentanti del governo serbo e albanese.
"Dobbiamo renderci conto che qui, nel nord della Grecia, il turismo e l'economia in generale sopravvivono grazie ai Balcani", conclude un albergatore.

Fonte: Presseurop
http://www.presseurop.eu/it/content/article/2756391-i-russi-si-comprano-il-mare

Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/28/2012 09:00:00 m.






giovedì 27 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Mercati mossi da burattinai


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Mercati mossi da burattinai


Carissimi,

oggi proviamo ancora una volta a dare prova di come i mercati sono mossi da burattinai ben istruiti.

Oggi o domani i mercati rimbalzeranno sulla notizia che la Spagna chiederà gli aiuti e quindi perderà la sovranità. Poi passata la sbornia, che non porterà a nuovi massimi, a mio avviso ci sarà il conto alla rovescia per vedere quando l'Italia perderà la sua sovranità popolare.
Per fare questo sarà sufficiente rendere insostenibile il nuovo giocattolo finanziario che si sono creati: lo Spread, ovvero basterà manipolare il Bund portandolo sui nuovi massimi al punto che Monti dirà: "Mi spiace siamo costretti  a soccombere al male minore" allora penso che la speculazione si placherà.
In termini pratici ci possiamo aspettare un indice italiano a 16.200 circa, tutti i buoi esaltati che entreranno long e poi il crollo direzione 10 mila punti.
Scusate la sinteticità ma ci sono troppe belle occasioni di trading da seguire!!


Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/27/2012 03:58:00 p.






[Lamiaeconomia] La secessione della Catalogna


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La secessione della Catalogna





La regione più ricca non vuole più pagare per gli altri e minaccia di staccarsi: una replica in scala ridotta di quello che succede in Europa e un altro grattacapo per Bruxelles.


Le crisi hanno la tendenza a semplificare tutto. L'interpretazione tedesca della crisi europea è un racconto moralistico basato sulla convinzione che il problema economico sia dovuto all'irresponsabilità dei paesi del sud, che hanno peccato e devono quindi essere puniti. Ma con un copione sbagliato come punto di partenza le soluzioni sono sempre più difficili da trovare, i meccanismi di solidarietà si fanno più rari, i cittadini di alcuni paesi del nord diventano diffidenti e nel sud si sviluppa un sentimento antitedesco (o antieuropeo). Del resto in occasione di diverse recenti elezioni si è assistito a una riaffermazione degli estremismi. A livello nazionale la Spagna riproduce la crisi dell'euro attraverso l'opposizione catalana, che ha curiosi punti in comune con questa storia
Le origini dirette dei problemi economici catalani sono la drammatica recessione prodotta dall'enorme bolla immobiliare e le decisioni prese dai diversi governi nel corso degli anni. Secondo l'analisi di Bruxelles i problemi di questa regione non sono il frutto dei tagli di bilancio (anche se il sistema di finanziamento non è perfetto e si può discutere sulla portata del deficit), come invece sostiene il movimento separatista per giustificare le sue pretese. L'Ue assiste a questa polemica con crescente preoccupazione, perché è apparsa nel momento più critico della crisi spagnola.
La Catalogna ovviamente non è la Germania, in primo luogo perché è la prima vittima dei danni provocati dalla recessione e dalla disoccupazione. Ma sotto molti punti di vista l'analogia funziona. Ancora una volta il nord vuole ridurre la solidarietà in tempo di crisi.
Bruxelles osserva questo dibattito con timore: "La Catalogna è un'ulteriore fonte di preoccupazione. La Spagna ha già molti problemi ed ecco che una delle comunità autonome più ricche del paese reclama un piano di salvataggio. Nel frattempo questa regione minaccia di diventare indipendente e propone una sorta di patto fiscale, che in fin dei conti consiste nel ridurre le risorse messe a disposizione delle casse dello stato, adesso che la salute dei conti pubblici si va degradando", afferma un diplomatico.
Il presidente della Generalitat [governo regionale] Arturo Mas si è rivolto almeno in due occasioni a Bruxelles per ribadire le sue rivendicazioni in merito a un nuovo sistema di finanziamento. Si è intrattenuto con il presidente della Commissione José Manuel Barroso e con quello del Parlamento europeo Martin Schultz. In Europa Mas ha contattato molte persone, ma tutte le fonti che abbiamo interpellato affermano di non averlo mai sentito fare allusione alle aspirazioni separatiste della Catalogna.
"Non rinunciamo alla nostra identità. Il nostro slogan è: più Catalogna, più Europa", ha dichiarato Mas alla stampa durante una di questi incontri. Ai giornalisti che gli chiedevano se questo significava allontanarsi dalla Spagna, il presidente della Generalitat ha risposto: "No. Noi siamo positivi, preferiamo le affermazioni e non rifiutiamo nulla". A Bruxelles questa dichiarazione ha stupito più di una persona e un funzionario europeo si è affrettato a dichiarare: "Alcune rivendicazioni catalane sono viste con benevolenza, ma oggi la regione supera una frontiera pericolosa. La sua richiesta è comprensibile per ragioni finanziarie, ma anche in Germania, con un sistema fiscale federale che può servire da modello, si ammette che non si può affrontare la questione delle aspirazioni indipendentiste alla leggera. A Bruxelles queste rivendicazioni hanno fatto suonare il campanello di allarme a causa dei rischi che altre regioni ripetano questo schema".

L'indipendenza della Catalogna dovrebbe ovviamente fare i conti con gli ostacoli giuridici derivanti dall'elegante formulazione dell'articolo 4.2 del trattato di Maastricht. Infatti la presa di decisioni nell'Ue si indirizza verso una generalizzazione della maggioranza qualificata in tutti i casi tranne uno, l'adesione di nuovi stati, che continuerebbe ad avere bisogno dell'unanimità. Questi meccanismi possono rappresentare uno sbarramento: il presidente della Commissione è stato chiaro sull'argomento. Da un lato la questione è "interna" alla Spagna; dall'altro se una procedura di secessione dovesse aver luogo all'interno di uno stato membro, "si dovrebbe fare appello al diritto internazionale per trovare una soluzione".
Nel frattempo il governo del Pp [Partito popolare] ha dichiarato che i responsabili del deficit spagnolo sono le comunità autonome, ma questo è falso. Inoltre l'esecutivo ha anche l'intenzione di operare una nuova centralizzazione delle competenze (con il pretesto che i vincoli imposti da Bruxelles non gli lasciano alternativa). Questo suscita molti timori in Catalogna e spiega in parte la reazione della regione. Anche in questo caso le somiglianze con il contesto europeo sono preoccupanti: la troika invia i suoi funzionari a Madrid, poi il governo centrale invia i suoi uomini nelle comunità autonome che hanno beneficiato di un salvataggio come la Catalogna.

Fonte: Presseurop
http://www.presseurop.eu/it/content/article/2749721-ci-mancava-solo-la-catalogna


Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/27/2012 09:00:00 m.



mercoledì 26 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Q3 ha perso la sua efficacia


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Q3 ha perso la sua efficacia




Molto interesante questo grafico,dove troviamo la reazione del mercato agli stimoli della Fed,ovvero si evince l'inutilità oltre che per l'economia anche per i mercati del Q3 Q4 Q1000.
Quindi se i mercati inizieranno a scendere che si farà??
Io dormo sonni tranquillo e tu??
Per avere un portafoglio adeguato al mercato segui il Portafoglio in tempo reale,ti aspettiamo nella grande famiglia dei samurai.


 Dott Fabio Troglia
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/26/2012 09:27:00 m.



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[Lamiaeconomia] Il ritorno del baratto


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Il ritorno del baratto



LA FINANZA HA GETTATO IL MONDO NEL TUNNEL DI UNA CRISI APPARENTEMENTE SENZA FINE?

Per uscirne, si può sempre tornare al baratto!

Questa la ricetta economica suggerita da un'osteria di prossima apertura a Firenze, dove chi vorrà, invece di saldare il conto in modo classico, cioè mettendo mano al portafoglio o alla carta di credito, potrà farlo scambiando la cena con frutta, verdura, pezzi di artigianato. Il locale, che avrà 40 posti ed un look da taverna tradizionale ma «con un tocco più chic, e sarà il primo del genere in Italia», garantisce la titolare Donella Faggioli, avvierà l'attività alla fine di settembre.

Si chiamerà «L'è maiala», espressione toscana che chic proprio non è ma che indica, con efficacia, una situazione molto difficile da affrontare. «Come la crisi che tutti oggi stanno vivendo – spiega Donella – e che noi, per venire incontro a chi, in tempi di ristrettezze non vuole comunque rinunciare a qualche cena fuori, combattiamo offrendo la possibilità di pagare in beni reali anziché con i soldi». Potrà trattarsi di prodotti della terra, ma anche di manufatti d'antiquariato, modernariato, «cose concrete insomma, e possibilmente legate alla tradizioni e ai costumi toscani: non vogliamo certo diventare un incrocio tra un'osteria e un robivecchi». Chi intenderà barattare, anziché saldare il conto in moneta, dovrà però farlo per telefono, al momento della prenotazione. «A quel punto – spiega ancora la titolare – si aprirà una trattativa di scambio da cui verrà fuori, in caso di accordo, il menù offerto a fronte di un paniere di cose che accetteremo in pagamento». Nel locale, nato da un'idea dell'agenzia Stranomondo (la stessa che ha ideato il Circo Nero) si servirà rigorosamente cucina tradizionale toscana. «Quella della nonna, tanto per intendersi – conclude Faggioli – A prezzi, ovviamente, popolari e anticrisi». 



Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/26/2012 09:00:00 m.



martedì 25 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Sp500 nel prossimo trimestre




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Sp500 nel prossimo trimestre


Il 14 Settembre Sp500 ha fatto il suo max a 1475.Tale segnale è stato ritrovato anche su altri indicatori che uso, e un segnale chiaro è stato dato dal Troglia indicator.
Quella attuale è una fase distributiva che anticpa la discesa del mercato americano che deve concludere un ciclo positivo,ma deve chiuderlo con una forte discesa prima di poter ripartire long.
In rosso viene evidenzaita l'area di arrivo del movimento.Tale movimento a mio avviso occuperà tra alti e bassi l'intero trimestre.
Buon trading samurai



  Dott Fabio Troglia 
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[Lamiaeconomia] Portafoglio cassettisti: gain del 30%


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Portafoglio cassettisti: gain del 30%



Carissimi,



Ieri con il Portafoglio cassettisti, quindi senza nenache sforzarci di fare trading, abbiamo ottenuto un gain importante su questo titolo XS0543369184  LLOYDS TSB BANK,comperato a 93 in sterline e venduto ieri a 117, in più abbiamo preso una cedola del 6.5%:  morale un 30% abbondante in neanche 1 anno.



Queste sono solo alcune delle molte occasioni che si possono trovare nel Portafoglio cassettisti  che come flusso cedolare da un 6,2%, ma ogni tanto ci permettiamo qualche lusso da super gain!

Perchè vi scrivo questo?? Per stimolarvi a pensare che dietro ogni crisi c'è un'opportunità di crescita per ognuno di noi. Sicuramente è più facile lamentarsi, ma io preferisco trovare dei vantaggi e li voglio condividere con voi cari samurai.
Nel prossimo trimestre ci saranno probabili importanti modifiche al Portafoglio cassettisti  quindi un'occassione da non perdere.



Dott. Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/25/2012 10:01:00 m.


[Lamiaeconomia] La Svezia disubbidisce alla Merkel!


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La Svezia disubbidisce alla Merkel!




Ecco la soluzione ideale da prendere in caso di crisi, l'unica in grado di far uscire un paese dall'empasse!


Il governo di centro destra svedese rompe con l'austerità della Merkel e lancia un piano di stimolo per l'economia per far fronte alla crisi. Il bilancio del prossimo anno prevede tagli alle tasse delle imprese e investimenti in progetti infrastrutturali e ricerca.


Dall'inizio della crisi finanziaria, la Svezia è stato il primo grande paese europeo a lanciare un esplicito programma di stimolo non appena sono nate le preoccupazioni per un rallentamento economico.

Dopo anni in cui le richieste internazionali per uno stimolo economico sono state deplorate, il governo di centro-destra svedese ha dichiarato ieri che avrebbe speso 23 miliardi di corone (3,5 miliardi di dollari) per spingere la crescita e poter investire di più nel caso la recessione divenga più dura.
Il primo ministro Fredrik Reinfeldt ha detto al Financial Times che le solide finanze pubbliche svedesi davano maggiori possibilità di manovre che in molti paesi europei.
«Nella nostra economia abbiamo risorse a disposizione e tassi di interesse molto bassi: adesso è il momento di investire per farci diventare più competitivi in futuro».
La manovra della Svezia, un paese con tripla A che dipende tantissimo dall'economia globale per le sue esportazioni, potrebbe far pressioni sulla Germania perché consideri la possibilità di una soluzione simile, così come sull'amico e alleato di Reinfeldt, il ministro inglese David Cameron.
La Svezia taglierà le tasse sulle imprese dal 26,3% al 22% nel bilancio del prossimo anno, e ha accennato alla possibilità di tagli ulteriori. Cercherà anche di investire 100 miliardi di corone tra il 2014 e il 2025 in infrastrutture e progetti come una nuova linea metropolitana a Stoccolma e una ferrovia che attraversi l'intero paese.
Anders Borg, ministro delle finanze, ha anche accennato a investimenti in ricerca e sviluppo e misure per contrastare la disoccupazione giovanile. Quest'anno, Borg ha parlato a una rivista degli appelli delle organizzazioni internazionali lanciati da quando è cominciata la crisi: «A tutti era stato detto "stimolo, stimolo, stimolo"… È stato sorprendente che l'Europa, con quello che aveva vissuto con la disoccupazione strutturale tra gli anni Settanta e Ottanta, ha creduto che il keynesianesimo di breve termine potesse risolvere il problema».
Ma Reinfeldt ha aggiunto che la Svezia non ha abbandonato il suo focus sull'importanza della finanza pubblica, anche se l'opposizione social-democratica e gli economisti indipendenti si preoccupano che il governo possa superare la propria regola di un surplus dell'1% sul ciclo economico. Torbjorn Isaksson, analista capo di Nordea per la Svezia, ha dichiarato che si stimava un deficit di bilancio attorno allo 0,5% per quest'anno e 1% per i prossimi due anni.
Il primo ministro ha ribattuto: «Crediamo di raggiungere quell'obiettivo. È stato imposto perché avevamo un alto livello del debito a metà degli anni Novanta». Il rapporto debito/Pil svedese è caduto, secondo quanto riporta Eurostat, da più dell'80% al 37,2% all'inizio di quest'anno.
Alcuni commentatori credono che il progetto di bilancio segni l'inizio della lunga corsa alle prossimi elezioni del 2014.
Reinfeldt si è detto sia d'accordo che in disaccordo: «Se solo avessi una prospettiva elettorale non abbasserei la pressione fiscale sulle imprese né investirei in ricerca e sviluppo. Non ti fanno guadagnare molto nei sondaggi di opinione. [Ma] siamo a metà mandato. Ora è il momento di prepararci».
Ha aggiunto che il governo è favorevole al taglio di tasse sul reddito come ha promesso per la quinta volta dall'arrivo al potere nel 2006, una mossa che gli analisti pensano avrà riscontri nel bilancio del prossimo anno.
In un'altra intervista, Stefan Löfven, il capo dell'opposizione social-democratica, aveva richiamato il governo a rispettare la regola sul surplus: «È molto importante per le persone normali che le finanze pubbliche siano in ordine».
Löfven si è lamentato che la coalizione di centro-destra ha rubato molte idea alla sinistra. «Il governo fa così perché le persone pensino che non si sia differenza» ha dichiarato e ha aggiunto: «Questo è il motivo per cui propongono alcune cose che noi proponiamo».
Ma ha rimarcato che c'è una grande differenza tra il governo e l'impegno dei social-democratici nell'aumento dei benefit, senza tagliare le tasse dei lavoratori, spendendo di più nella formazione, e provvedendo a incentivi per costruire più case. Il bilancio si scontra con lo scenario di una possibile rapida caduta dell'economia svedese. 
Isakson ha previsto una crescita dell'1% quest'anno e appena sotto il 2% il prossimo anno, contro le stime aggiornate del governo dell'1,6 e del 2,7% rispettivamente.
Reinfeldt ha detto che l'economia ha subito una flessione più dura di quanto ci si aspettasse: «Siamo pronti a fare di più».

Fonte: Linkiesta


Dott Fabio Troglia 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/25/2012 09:00:00 m.



lunedì 24 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Usd o Gold quale l'assets più sicuro??


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Usd o Gold quale l'assets più sicuro??




Vi servo su un piatto la risposta. Tutti direste Gold, invece il mercato dice esattamente l'opposto, nel breve ovvio. Come breve intendo da qui ai prossimi 3-6mesi.


Vediamo alcuni grafici:


Gold sui massimi di periodo con tanta voglia di scendere:



Sotto vi riporto il Grafico Usd Chf che invece è entrato da un po' in una bella fase long che ora è ripresa.


Questo cosa significa??

Il Chf è l'unica valuta che ha un rapporto di conversione con l'oro, quindi questo grafico ci dice che tra detenere Chf (ovvero Gold) e dei super inflazionati dollari è sempre meglio il biglietto verde.
Potrete non essere d'accordo con questa tesi, ma questi sono i fatti, la realtà di oggi chiara e limpida!




Dott. Fabio Troglia
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/24/2012 09:00:00 m.



[Lamiaeconomia] Il Bund decide le sorti delle piazze finanziarie




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Il Bund decide le sorti delle piazze finanziarie



Se il Bund supererà la linea rossa,sarà vera la mia previsione long sul Bund e quindi avremo anche la conferma che il movimento ribassista sui mercati finanziari mondiali ci sarà è sarà di buona entità!!

 Dott Fabio Troglia
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[Lamiaeconomia] Quanto guadagnano i manager italiani?



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Quanto guadagnano i manager italiani?



Pochi giorni fa Gianni Dragoni ha pubblicato sul Sole 24 Ore la classifica degli stipendi dei top manager (amministratori delegati e presidenti) delle aziende italiane quotate in borsa e dell'andamento delle loro azioni.
La crisi ha molto ridotto sia i rendimenti che i valori delle azioni, ma gli stipendi dei top manager sono comunque aumentati. La media delle loro retribuzioni nel 2010 era di 3 milioni di euro. Nel 2011 è passata a 3,5 milioni di euro.
Questo tipo di classifiche viene pubblicato in Italia quasi ogni anno, quando le società quotate in borsa rendono pubblici i loro bilanci, e ogni anno suscitano sempre molte polemiche. Sergio Marchionne, ad esempio, è stato uno dei manager criticati più a lungo perché, secondo alcuni calcoli, guadagna 6.400 volte lo stipendio di un operaio FIAT.
Ma non ci sono soltanto gli stipendi dei manager di livello più alto: secondo una ricerca OCSE, i dirigenti italiani di qualunque livello sono i più pagati di tutto il mondo, con una media di circa 300 mila euro l'anno. Queste classifiche suscitano un'indignazione che per qualche settimana tiene banco negli editoriali e nei dibattiti televisivi, ma lasciano spesso senza risposta la domanda centrale: perché in Italia i manager delle società quotate sono pagati così tanto, anche quando le cose vanno male?

I manager sono, come gli impiegati e gli operai, dei dipendenti delle aziende e i loro stipendi vengono decisi dai proprietari dell'azienda. Come spesso sostengono anche gli stessi autori delle classifiche, si tratta di decisioni prese da privati (i padroni dell'azienda) che decidono quanto pagare i manager con i propri soldi. Tutto legale, anche se possibilmente "immorale". Ma la spiegazione di questi stipendi così alti non risiede soltanto in una maggiore "immoralità" dei proprietari di azienda italiani rispetto a quelli del resto del mondo. C'è un sistema, che causa questi stipendi.
Decidere quanto pagare i propri manager è una questione delicata: stipendi troppo bassi rispetto alla concorrenza rischiano di attirare amministratori non abbastanza qualificati, mentre stipendi troppo alti rischiano di danneggiare gli utili degli azionisti (cioè dei padroni dell'azienda). Per trovare un equilibrio tra questi due estremi, secondo la maggior parte delle ricerche, bisogna che ci sia un efficace controllo da parte degli azionisti di maggioranza combinato con un sistema legale che protegga gli azionisti di minoranza.
Nei paesi anglosassoni questo sistema è garantito dal fatto che gran parte delle grandi imprese sono delle public company, cioè hanno un azionariato molto diffuso, senza un chiaro azionista di maggioranza. Nel mondo tedesco e giapponese, invece, questo sistema è garantito dalla cogestione, cioè la partecipazione di sindacati e operai alla gestione e agli utili dell'azienda. In Italia, invece, il sistema di governance più diffuso è quello del controllo familiare che non solo incentiva a pagare molto i manager, ma spesso crea un incentivo a pagarli anche di più quando le cose vanno male.

Molto spesso nelle aziende familiari non esiste una distinzione tra i proprietari (gli azionisti) e gli amministratori (i manager). I due ruoli sono ricoperti dalle stesse persone, cioè membri della famiglia. In altre parole, la famiglia che controlla l'azienda con il 50,1% delle quote, può decidere in autonomia (senza che gli azionisti di minoranza possano opporsi) di nominare tutto o parte del management pescando dai membri della famiglia stessa. In questa situazione la famiglia può decidere (in quanto azionista) di aumentarsi gli stipendi (in quanto manager).
Questa situazione si è vista spesso nel caso delle stock option, un tipo di incentivo al management. Le stock option funzionano così: i proprietari promettono ai manager un certo numero di azioni della società in cambio del raggiungimento di alcuni obbiettivi industriali. Il manager così non solo viene incentivato a raggiungere l'obiettivo, ma ricevendo in pagamento delle azioni della società viene disincentivato a raggiungere quegli obiettivi con azioni che a breve-medio termine potrebbero danneggiare l'azienda (fare questo abbasserebbe il valore delle azioni, diminuendo il suo premio).
Ma qual è il senso delle stock option quando proprietario e manager sono la stessa persona o appartengono alla stessa famiglia? Un manager deve essere incentivato a svolgere un buon lavoro e deve ricevere dei premi per evitare che passi alla concorrenza. Ma il proprietario dell'azienda non può passare alla concorrenza e dovrebbe già essere incentivato a fare un buon lavoro, poiché dall'andamento dell'azienda dipendono il valore e il rendimento delle azioni dell'azienda che già possiede.
Così, le stock option diventano un sostituto per aumentare i dividendi, o sostituirli nel caso l'azienda stia andando male. Tutto a scapito del restante 49,9% degli azionisti che non appartiene alla famiglia. Si tratta del caso accaduto all'impero della famiglia Ligresti. Quindi, più l'azienda va male (meno utili distribuisce) più i proprietari sono incentivati ad alzarsi lo stipendio nel loro ruolo di manager.

Non tutte le aziende di proprietà familiare sono guidate dai membri stessi della famiglia. La situazione di un top management completamente in mano ad una famiglia è molto rara, anche perchè le posizioni da occupare e le competenze richieste spesso sono superiori ai numeri e alle risorse di una sola famiglia. Sergio Marchionne guida la FIAT degli Agnelli, Fausto Marchionni guidava la Fonsai della famiglia Ligresti e oltre a Tronchetti Provera, nell'amministrazione di Pirelli siedono molti altri manager. Come mai tutti quanti, nonostante non appartengano alla famiglia che esercita il controllo dell'azienda, ricevono comunque stipendi altissimi?
La situazione che abbiamo descritto prima, con una sola famiglia che detiene il controllo totale di un'impresa con il 50% più uno delle azioni è in realtà molto rara anche in Italia. Le imprese italiane sono in genere controllate da catene di società al cui vertice c'è una holding controllata da una famiglia. Questo sistema si chiama "scatole cinesi" e serve, in sostanza, a risparmiare denaro. Se un famiglia controlla il 51% di una società, che controlla il 51% di un'altra società che a sua volta controlla il 51% di un'altra società, la famiglia può esercitare il controllo dell'ultima azienda possedendo solo una frazione delle sue azioni.
Spesso, poi, questa catena di società è controllata da una serie di partecipazioni incrociate e alleanze con altri gruppi che permettono alla famiglia in questione di detenere anche meno del 51% delle azioni di ognuna di quelle società. Ad esempio una certa famiglia potrebbe avere solo il 20% di una società in un qualsiasi punto della catena, mentre famiglie o gruppi industriali alleati ne detengono il restante 31%. La famiglia in questione avrebbe in mano altrettante partecipazioni strategiche nei gruppi alleati. In questo modo si riescono a controllare grandi gruppi con poche azioni, difendendosi nel contempo da acquisizioni ostili.
Avere poche azioni, però, significa anche avere meno utili quando l'azienda va bene (gli utili sono distribuiti in base al numero di azioni). Le famiglie che guidano le aziende quindi, non sono interessate tanto all'andamento della loro azienda, quanto a mantenerne il controllo. Che significa, ad esempio, la creazione di una rete di potere o la possibilità di sistemare membri della famiglia in posti chiave dell'azienda dove ricevere stipendi altissimi. Per fare questo però c'è bisogno di manager fedeli che, quindi, vengono incentivati non in base alla loro bravura nel portare valore all'azienda, ma in base alla loro fedeltà alla famiglia che la controlla.
Ma attirare manager con queste premesse non è facile, come ha scritto ad esempio Filippo Astone nel suo libro Gli affari di famiglia. Un manager con un solido curriculum rischia molto ad amministrare un'azienda come quelle che abbiamo descritto. Gestire un'azienda che paga magri dividendi o che addirittura rischia di fallire non è un buon biglietto da visita per cercare un altro lavoro. La famiglia alla guida dell'azienda, poi, potrebbe decidere di liberarsi di lui per motivi indipendenti dalla sua bravura nel generare valore e reddito.
Quindi, per incentivare un manager a guidare una di queste aziende familiari e per mantenerlo fedele agli scopi della famiglia che la controlla, c'è bisogno di uno stipendio molto più alto di quello che il manager prenderebbe in un'azienda sana, dove potrebbe guadagnare premi e compensi per aver generato reddito e valore. Quando l'azienda va male, quindi, questo tipo di manager va incentivato ancora di più a restare al suo posto e a non disertare passando alla concorrenza.

Fonte: Il Post
http://www.ilpost.it/2012/09/22/perche-i-manager-italiani-sono-cosi-ricchi/

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
www.lamiaeconomia.com

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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/24/2012 11:49:00 m.


[Lamiaeconomia] Inflazione?? No grazie!


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Inflazione?? No grazie!


Il mondo economico sta cambiando, ivi per cui anche le sue regole. Chi guarda con occhi accademici non riesce a capire quello che sta accadendo.

Possibile che la creazione di grandi quantità di denaro non determini inflazione??
Questa affermazione è contraria a tutti i libri di economia, ma è ciò che sta avvenendo oggi:  perché??
Molto semplice: perchè la macchina dell'economia si è rotta e il denaro creato dal nulla non entra nel sistema economico, ma passa dalle banche centrali alle banche retail che però non lo riversano sul mercato reale quindi l'economia non si muove.
Finchè le banche non apriranno il rubinetto verso le aziende, verso i cittadini, tramiti mutui o prestiti personali l'economia reale non potrà riprendersi. Siccome questa è un'ovvietà enorme è chiaro che i governi non hanno ancora interesse reale a far riprendere l'economia.
Ma vi dirò di più, sono le manovre di austerity che fanno salire l'inflazione: come?? Semplice: se per far quadrare i conti aumento l'Iva ecco che aumento anche l'inflazione.
Quindi i governi centrali con una serie di di torsioni stanno falsando mille volte il mercato, stampano moneta per creare inflazione che invece viene creata dalla manovre di austerity.
Tutto questo a quale scopo?? Alla fine del tunnell i governi avranno spremuto i cittadini e le banche saranno piene di soldi da erogare e fare un'altra montagna di soldi alle spalle dei poveri cittadini.
Quindi alla fine della crisi quando le banche faranno di nuovo il loro lavoro, allora si ci sarà una forte inflazione, perchè oltre ai prezzi saliti a causa delle manovre dei governi arriverà la reale ripresa economica, ma quando arriverà sarà nulla a confronto dei vari aumenti subiti e il povero cittadino sarà sempre all'angolo.
Vi lancio una provocazione: in futuro invece di chiedere soldi alle banche, quando tutto sarà finito, provate a usare tutti i vostri risparmi per comperare un titolo bancario, diciamo Unicredit, vedrete che da sfruttati diverrete sfruttatori!!!
Good luck samurai!

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/24/2012 11:33:00 m.



sabato 22 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Casa dolce casa



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Casa dolce casa


Il mercato dei mutui vive una vera e propria "crisi nella crisi" in Italia. A fronte di una domanda di prestiti con ipoteca in calo del 42% (ultimo mese), anche le erogazioni scendono di circa il 50% su base annua. La situazione di stallo è mantenuta da una serie di fattori: dalle banche che hanno ridotto l'esposizione in questo settore, da alcune famiglie che non ne fanno richiesta conscie di non possedere i requisiti e da altre ancora che aspettano un miglior frangente per i livelli di spread e per il prezzo degli immobili.
Queste condizioni, che rappresentano il collo di bottiglia per l'erogazione dei mutui, hanno creato terreno fertile per nuove alternative. Il prodotto preso oggi in esame riesce ad evitare lo scoglio della concessione del mutuo pur portando alla soluzione finale desiderata: l'acquisto dell'immobile.


Rent to Buy - Ovvero un affitto con riscatto. Una soluzione nuova, ancora poco sviluppata in Italia ma già diffusa in altri Paesi. Nell'ultimo mese i dati di Casa.it hanno registrato un +13% dal lato delle offerte (su base annua) e un +9% per quanto riguarda la domanda.
Come funziona - Il funzionamento è lineare: l'inizio del rapporto tra locatore e locatario prevede la stipula contestuale di due contratti. Un primo contatto, quello tipico di locazione, vedrà fissato un canone superiore a quello di mercato (circa 1.5 volte). Il secondo, invece, è un contratto di opzione sull'acquisto futuro della casa: all'interno verranno fissati i parametri legati alla scadenza per far valere l'opzione e al prezzo dell'immobile fissato ex-ante. Il prezzo pattuito sarà pari alla differenza tra il prezzo di mercato dell'immobile e il totale delle somme accantonate con il canone maggiorato.
Vantaggi e Svantaggi - Per il locatario, futuro acquirente dell'immobile, vengono a presentarsi svariati benefici. Partendo dal presupposto che, con tale formula, non sarà necessario disporre di un acconto per l'acquisto immediato dell'immobile, risulta anche positivo il non dover accendere subito un mutuo tradizionale. La formula concede l'opportunità di usufruire del mutuo in futuro, al tempo dell'esercizio dell'opzione, e per un importo minore dato dallo scomputo degli "anticipi" già versati con i canoni maggiorati. Esistono anche vantaggi fiscali legati al fatto che l'Imu continuerà a pagarla il proprietario dell'immobile. Bisogna ovviamente non trascurare il fatto che fissare oggi il prezzo dell'immobile può esporci al rischio di una svalutazione del sottore immobiliare dei prossimi 2-3 anni. Fare attenzione ad avere un "diritto di opzione" e non un obbligo nel contratto e a tutelarvi, per le somme versate, con una fidejussione bancaria. Ultima nota: in caso di mancato esercizio dell'opzione, l'affittuario perderà la metà del canone mensile versato, avendo pagato senza "motivo" un canone maggiorato.
Dal punto di vista del locatore i vantaggi sono identificabili nelle entrate certe sulla base di un canone maggiorato rispetto alle quotazioni di mercato. La formulazione stessa del "rent to buy" aumenta in modo esponenziale la probabilità di vendere l'immobile alla fine del periodo concordato. Ovviamente, in maniera complementare all'affittuario, il proprietario dovrà fronteggiare le variazioni del prezzo degli immobili: fissare il prezzo ex-ante esporrà il locatore al rischio di un mancato guadagno per un rialzo generale dei prezzi delle abitazioni.
Il notaio - La formula dell'affitto con riscatto poggia sui due contratti da stipulare. Le insidie che potrebbero nascondersi spingono necessariamente gli attori a rivolgersi alla figura di un notaio. L'esempio più banale, ma al contempo rischioso, potrebbe essere quello in cui il futuro compratore viene a sapere, nel momento dell'esercizio dell'opzione, che l'immobile in questione era stato donato o ipotecato.
La formula innovativa mostra sicuramene degli spunti interessanti. E' bene, tuttavia, fare i conti con estrema precisione per evitare le solite brutte sorprese insite nei contratti che prevedono opzioni da poter/dover esercitare.

Fonte: International Business Times Italia

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/22/2012 09:00:00 m.



venerdì 21 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Brasile - USA: è guerra valutaria


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Brasile - USA: è guerra valutaria



Il ministro delle Finanze Guido Mantega avverte sugli effetti destabilizzanti di una battaglia in cui ogni singolo paese cerca di mantenere competitivo il proprio rapporto di cambio.

Il ministro delle Finanze del Brasile, Guido Mantega, accusa la Federal Reserve degli Stati Uniti di "protezionismo", sostenendo come il nuovo programma Quantitative Easing rischi di scatenare una vera e propria guerra nel mercato valutario, con conseguenze destabilizzanti per l'intera economia globale.
"Si deve capire che ci saranno delle conseguenze", ha detto Mantega al Financial Times. Il programma QE3 della Fed "avrà dei benefici minimi per gli Stati Uniti, visto che non si tratta di un problema di liquidità".
Piuttosto, la nuova mossa monetaria accomodante sta portando a un deprezzamento del dollaro, ed è mirata a favorire le esportazioni. La decisione intrapresa in settimana dalla Banca centrale del Giappone, di incrementare il programma di acquisti di asset, sarebbe un chiaro segnale delle crescenti tensioni a livello globale, sostiene Mantega: "si tratta di una guerra nel valutario".
"Se un dollaro debole dovesse portare a una crescente concorrenza nel commercio, allora anche il Brasile sarà obbligato ad adottare misure per frenare l'apprezzamento del real". La divisa brasiliana scambiava a R$ 2,02 nella giornata di ieri, debole rispetto a R$ 1,52 del luglio 2011.

Fonte: Wall Street Italia

  

Dott. Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/21/2012 10:54:00 m.





giovedì 20 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Lamiaeconomia indipendente


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Lamiaeconomia indipendente


Una SIM mi ha chiesto di fare dei roadshow per mostrare le funzionalità della loro piattaforma, i mille indicatori che possiedono, ecc.. Unica raccomandazione è stata quella di fare tante operazioni, allora io, da povero profano, ho chiesto se dovevo modificare la mia operatività per gli Dei delle commissioni!!!
La risposta è stata si.


La mia morale, che ripeto è personale, è la seguente:


-trasformare una cosa semplice come il trading in una cosa complicata serve per far credere alla gente che sia necessario fare mille corsi per imparare l'attività, quando in realtà la parte vera e più lunga è quella che si impara sul campo non sui banchi (ed è per questo che i corsi di trading costano tanto subito, ma pochi prevedono un affiancamento dopo corso, perchè è meglio spennare subito il pollo), premetto che la teoria dei mercati e le tecniche di trading devono essere conosciute, ma non serve l'esasperazione!

-mille pattern non servono, o meglio servono al trader mediocre per scaricare la responsabilità delle sue scelte sbagliate sul pattern piutosto che su se stesso.
-oggi si vive nella convinzione che coloro che studiano analisi dei mercati e analisi tecnica non  debbano fare previsioni, ma allora a cosa serve studiare l'analisi tecnica se non a prevedere e, di conseguenza, ad investire in base ai nostri studi?? Solo che se si fa una previsione di cosa farà un indice fra 10 minuti si è dei geni, mentre sul lungo, dove tra l'altro si riesce ad essere più attendibili,  sei un visionario. La risposta è semplice perchè in un mondo di apparenza se lavoriamo sul breve possiamo sempre addurre delle scuse, se io faccio una previsione media a 1-3 mesi significa invece compromettersi.
Io all'inizio ho praticato molto scalping, è difficile, ma che se non hai soldi... te tocca, non è però una tecnica che potete fare all'infinito perchè vi logora, è utile perchè vi permette in qualsiasi fase di mercato di produrre, anche se il mercato si muove poco. In questa fase di mercati super volatili è più semplice prendere posizioni più pesanti e tenerle, magari sarà meno scenografico e appariscente, ma sicuramente vi permette di mettere più soldi in tasca e, fino a prova contraria, questo è il nostro obiettivo!


Per questa ragione nel mondo del trading io non sto simpatico, perchè non faccio parte del circuito, a me piace ragionare con la mia testa e per fortuna investendo i miei soldi posso sempre farlo senza dover dipendere da nessuno, chiaro che se il tuo datore di lavoro non è il mercato allora......



Buon trading samurai!



Dott Fabio Troglia
fabio.troglia@gmail.com 
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 9/20/2012 04:04:00 p.



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mercoledì 19 settembre 2012

[Lamiaeconomia] Apple crollerà in borsa




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Apple crollerà in borsa


Grafico perApple Inc. (AAPL)
Apple oggi quota 700 ed è destinata a fare un crollo in borsa almeno a due cifre.
Comprare oggi  short Apple con obiettivo 6 mesi darà a mio avviso con probabilità elevatissima,guadagni a doppia cifra.
Ora tutti i buoi se la passano di mano sui super massimi.Io non discuto che sia una bella azienda,ma ogni cosa ha un suo prezzo e ora il prezzo di Apple è assolutamente esagerato.
Per me è uno strong short!!




 Dott Fabio Troglia 
fabio.troglia@gmail.com
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[Lamiaeconomia] Sp500 fotografia degli ultimi anni



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Sp500 fotografia degli ultimi anni




Fonte: http://advisorperspectives.com/


Dott Fabio Troglia 
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