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Il sorpasso è vicino. Nel grande portafoglio cinese presto saranno custoditi più bond europei che titoli di Stato americani. Ieri il vicepremier cinese Li Keqiang era ancora sulla via del ritorno a Pechino con le borse gonfie di contratti tedeschi e spagnoli, che ecco arrivare una dichiarazione del vicepresidente della Banca Popolare cinese, Gang Yi. «L'euro e i mercati finanziari europei sono una parte importante del sistema finanziario globale e sono stati, sono e saranno uno dei settori di investimento più importanti per le riserve cinesi in valuta estera» . I bond del Dragone Negli ultimi giorni sulla stampa internazionale e tra gli economisti sono girati parecchi numeri.
C'è chi ha tenuto una sorta di contabilità doppia, incrociando affari e politica. Esemplare, da questo punto di vista, l'accordo su due voci, siglato martedì 4 gennaio a Madrid da Li Keqiang e dal primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero. Da una parte intese commerciali per un controvalore di 7,3 miliardi di euro; dall'altra l'impegno di Pechino a sottoscrivere titoli di Stato spagnoli per circa 6 miliardi di euro (secondo quanto rivelato dal quotidiano «El País» ). Ma è solo l'ultimo passaggio. Da settimane a Lisbona non si fa che parlare di un soccorso cinese a sostegno della traballante finanza pubblica portoghese. E nei mesi scorsi l'intervento di Pechino ha sicuramente dato una mano a tenere in piedi la Grecia. E subito dopo l'Irlanda. Certo, le mosse degli investitori cinesi diventano visibili solo quando c'è burrasca sui mercati. Ma sarebbe fuorviante pensare che a Pechino interessino solo i titoli europei più scalcagnati (o se si preferisce i «junk bond» della finanza mondiale).
Qualche tempo fa, sulla stampa internazionale («Financial Times» , «La Tribune» ) sono circolate stime che, dopo aver visto all'opera Li Keqiang, assumono un significato più profondo. Lo stock del debito pubblico europeo in mani cinesi oggi sarebbe pari a circa 630 miliardi di euro, vale a dire circa 819 miliardi di dollari. Il dato sull'esposizione americana, invece, è ufficiale: nell'ottobre 2010 Pechino (riserve dirette più il patrimonio dei fondi sovrani controllati dal governo) possedeva titoli statunitensi per un valore di 910 miliardi di dollari. Ora, i segnali che arrivano, ormai da mesi, dal grande Paese orientale sono inequivocabili. Vendere bond americani e comprare altro. Anche (non solo) titoli di Stato europei.
I numeri (oltre che la logica) dicono che nel portafoglio del Dragone cominciano a essere rappresentate tutte le emissioni disponibili, compresi quindi i buoni del Tesoro della Repubblica federale tedesca o della Repubblica francese.
Dott Fabio Troglia
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Postato da Lamiaeconomia di Fabio Troglia su Lamiaeconomia il 1/10/2011 10:36:00 AM
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